DI LEONARDO CECCHI
Alla prima del suo programma “Non è mai troppo tardi” fece un azzardo: strappò il copione che gli avevano dato e fece una lezione alla sua maniera, improvvisando. Il risultato della “sua maniera” fu che in otto anni, dal 1960 al 1968, circa un milione e mezzo di italiani uscì dall’analfabetismo.
Terminato il programma, con la fama che aveva ottenuto poteva fare qualsiasi cosa. Poteva arricchirsi.
Tornò invece a fare l’insegnante di scuola elementare. Prendendosi, di tanto in tanto, delle pause per dare il proprio contributo a campagne di alfabetizzazione di italiani all’estero. O per insegnare a leggere e a scrivere ai contadini più poveri dell’America latina.
Manzi, che nasceva in questo giorno, fu un uomo di straordinaria intelligenza e sensibilità.
Assieme alla Rai, svolse il compito più grande che si possa immaginare: strappare all’ignoranza tanti nostri concittadini. Ignoranza senza colpa, perché l’Italia di allora era di contadini e operai per i quali l’analfabetismo era dovuto a mancanza di mezzi e tempo. La “didattica a distanza” di mamma Rai colmò questa mancanza.
E se al tempo il risultato fu così straordinario, anche oggi può esserlo, in altre forme.
A Manzi, in questo giorno, il ricordo di tutti noi. Con la gratitudine che gli spetta. Perché questo Paese gli deve moltissimo.