DI SEBASTIANO ARDITA
Quasi 60 anni fa la misteriosa tragica fine di Enrico Mattei presidente e fondatore dell’ENI.
A bordo di un aereo privato era decollato dall’aeroporto di Catania per tornare a Milano. Ma giunto nei pressi delle campagne di Pavia, l’aereo prese fuoco come in una “fiammata in cielo” e precipitò. Nessun SOS, nessun segnale premonitore di pericolo, nessuna apparente avaria.
Mattei era un manager qualificato che si era contrapposto alle “Sette sorelle” le Aziende del cartello petrolifero internazionale, in gran parte americane, ed aveva anche sostenuto l’indipendenza algerina. Per questo aveva ricevuto gravi minacce.
Secondo alcuni collaboratori di Giustizia Mattei era stato ucciso dalla mafia siciliana per rendere un favore a cosa nostra americana, e dell’omicidio si sarebbe fatto carico Giuseppe Di Cristina, che era fedelissimo amico del boss catanese Giuseppe Calderone. Ma, nonostante le aperture investigative, ad oggi nessun processo ha chiarito la dinamica, le responsabilità e le ragioni del possibile attentato.
Eppure secondo molte fonti vi furono gravi complicità istituzionali nella morte di Mattei . Qualcuno che era al corrente dell’attentato avrebbe dissuaso dall’imbarcarsi l’allora Presidente della regione Siciliana Giuseppe D’Angelo, che per questo si salvò.
Inoltre “complicità istituzionali” permisero di archiviare la tragedia come incidente aviatorio. Funzionari dei servizi segreti presidiarono il luogo dell’incidente, mentre altri esponenti delle Istituzioni concorsero a depistare i “curiosi”.
Certo è che il giornalista Mauro De Mauro, che indagava sulla morte di Mattei, scomparve anch’egli e fu vittima di cosa nostra.
E questo è un altro dei MISTERI DI MAFIA che non a caso parte da Catania, luogo da cui decollò il velivolo a bordo del quale perdette la vita.