LA GIOCONDA DAGLI OCCHI DI GHIACCIO

DI LUCIANO RAGNO

Ricordo perfettamente. Era il giugno del 1985. Sul tavolo della redazione al Messaggero, un usciere pone tanti periodici stranieri come ogni pomeriggio. Quel giorno The Economist, New Yorker, Die Zeit, Vanguardia. E National Geographic Magazine.

E vedo Sharbat Gula. La Gioconda di fine millennio.

Un giorno, un grande fotografo, Steve McCurry cammina fra le tende di un campo profughi afghani in Pakistan. Un viaggio fra disperati. Vede Sharbat, dodici anni, orfana dei genitori. Sta lì da sempre. Non ha mai visto la vita, figuriamoci una macchina fotografica.

Steve si ferma. ” Ho letto nei suoi occhi il male del mondo. E ho scattato”, dirà al direttore della rivista.

Quegli occhi tormentati che raccontano la disperazione. La guerra. La fame. La paura. La rabbia. Non solo di Sharbat ma di tutti gli ultimi.

Quegli occhi che chiedono aiuto in quel mattino al campo profughi. E continueranno a chiederlo per decenni, sempre in compagnia della disperazione. Ma il mondo, troppo preso a guardare il profitto, non ha tempo per gli ultimi.

Fino a ieri mattina. Il Governo Draghi risponde. Va a prendere tanti disperati nell’inferno di Kabul. C’è anche Sharbat. Li porta a Roma inserendoli in un programma di assistenza.

Finalmente gli occhi di Sharbat sorridono. Forse è la prima volta.

Orgoglioso di essere italiano.

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(Immagine: Sharbat Gula sulla copertina di National Geographic Magazine nel numero del giugno del 1985)