DI ANTONELLO SETTE
Questa è la storia di uno di loro. Loro sono i professori, che avrebbero voluto fare i presidi. Dichiarano di avere in media cinquant’anni. Ne avevano quattro di meno, quando nel 2017 sono saliti su un treno per andare a fare il concorso, che avrebbe dovuto coronare il loro sogno. Il treno dei desideri assomiglia idealmente alle vecchie littorine, perché il grande concorso nazionale è stato spezzettato in trentotto sottocommissioni, dislocate su tutto il territorio nazionale. Dalla Alpi alle Piramidi, da Faenza ad Acquaviva delle Fonti. I nostri duecento, giovani (si fa per dire) e forti festeggiano, di lì a qualche mese, l’ammissione agli orali. Sono convinti di avercela fatta e con il piglio giusto affrontano quella che si rivelerà non una prova orale, ma la fiera delle beffe. La chiamano disparità di trattamento, ma è molto di più. Commissari che, pur non avendo i titoli per fare i commissari, infieriscono anche con chi aveva preso, inutile bontà sua, il massimo dei voti allo scritto. Commissari rinviati a giudizio per falso in atto pubblico. Commissari che vengono colti in flagrante assenza. La prevista griglia delle domande, che, secondo lor commissari, ora c’è, ora non c’è, ma che, lo giuro commissario, non c’è mai stata. La colpa dei nostri duecento giovani e forti è quella di essere malcapitati nella commissione sbagliata. Una di quelle, che sono arrivate a bocciare all’orale più del quaranta per cento degli ammessi. Mea culpa mea maxima culpa non essermi seduto di fronte alle tavole splendidamente imbandite delle commissioni buone, quelle del tutti promossi e non se ne parla più. Voi direte, bastava chiedere e i torti sarebbe stati riparati. Siamo in democrazia. Siamo tutti uguali di fronte a tutte le leggi. E, invece, per i duecento giovani e forti del “Comitato Giustizia per l’Orale” è l’inizio di un’inaccettabile odissea. Hanno fatto ricorso in tutte le sedi. Sono partiti per Roma da ogni parte d’Italia una, due, dieci volte, l’ultima questa mattina, con tanto di affollatissima conferenza stampa all’Hotel Ripa. Hanno chiesto, e richiesto anche oggi, udienza al ministero direttamente competente e a quello di Grazia e Giustizia (?), nonché ai politici di tutte le bandiere. Nessuna risposta concreta. Solo vaghe promesse, qualche parole di incoraggiamento, emendamenti che vanno, vengono e spariscono nella pancia della nostra beneamata democrazia. La democrazia del silenzio” chissenefrega”. Dell’io sono io e voi non siete … niente. Sia fatta giustizia. La misura dell’indecenza è colma.
di Antonello Sette (SprayNews)