DI GIANFRANCO MICALI
Ormai il trucco verbale è entrato a pieno titolo nelle comunicazioni governative riguardanti la politica fiscale. Da tempo i titoloni dei quotidiani e dei telegiornali ci avevano allettato ed eccitato, assicurando un abbassamento delle tasse.
Poi si è scoperta la magagna più grossa. A rimetterci sarebbero soprattutto i più poveri, quelli sotto la soglia dell’aliquota 15 per cento. Poco dopo, però, si è appreso che anche coloro con guadagni di poco superiori, in realtà non avrebbero goduto di grandi benefici, in quanto l’eventuale risparmio sarebbe stato di importo più o meno eguale ai famosi 80 euro di Renzi, ovviamente eliminati.
E adesso si ventila la possibilità che chi guadagni più di 75 mila euro lordi l’anno, cioè sui 4000 euro netti al mese, sia il vero e unico ricco del reame e per questo debba essere ulteriormente tassato, utile a permettere l‘abbattimento di una parte infinitesimale del consistente aumento delle bollette energetiche.
Altro che gioco delle tre carte. Pura e grande magia, pur di non chiedere un euro ai veri detentori delle ricchezze: ai proprietari di ville e palazzi, di azioni, fondi e depositi bancari, tutti schermati in società di comodo (in Italia e all’estero), appositamente create per evitare, a futura memoria, persino la minima tassa di successione.
Ah, parlavamo del trucco verbale: basta rendere poi impronunciabile la parola “patrimoniale”.
Infatti i Paperoni di cui sopra sono tutti ufficialmente incapienti, ai quali dobbiamo essere davvero grati di farci figurare ai primissimi posti nella classifica mondiale di evasione fiscale. Tra i 150 e i 200 miliardi l’anno…..