DI VIRGINIA MURRU
Quel segno ‘meno’ che ha lasciato il fianco dell’ultima ‘B’, a prima vista sembrerebbe irrilevante per il rating dell’Italia, e invece sono occorsi notevoli passi avanti all’economia del Paese per questo upgrade che può riassumersi in una sola parola: ripresa. Quell’apparente insignificante segno sarà poco meno di un macigno dal quale si liberano i titoli di Stato (e sui quali gravava dal 2020).
Lo sottolinea il Sole 24 Ore:
“Con la mossa di ieri Fitch leva quel meno che aveva scritto accanto alla BBB sui nostri titoli di Stato nel 2020, quando con un rating fuori calendario aveva deciso, unica fra le big four, di far suonare a sorpresa l’allarme sui Btp di un’Italia allora in pieno lockdown.”
Fitch ha deciso di alzare il rating, e l’Italia è così passata da BBB- a BBB, con outlook stabile.
Le Agenzie di rating non regalano nulla, è una ‘promozione’ di merito, un avanzamento che significa crescita, l’abbandono di quelle sabbie mobili in cui le capacità produttive del Paese si erano incagliate, per ragioni precise, si sa.
Tuttavia le tre ‘BBB’ del rating ora sono più solide, e anche la credibilità sul piano internazionale è migliorata. Sarà un altro miracolo del premier Draghi, al quale non è certo estraneo il PNRR, la politica monetaria eccezionalmente espansiva della Bce, e l’impulso dato da Bruxelles tramite i fondi del Recovery. O sarà magari la sinergia combinata e vincente di tutte queste variabili a fare la differenza.
Quando la crisi imperversa a livello globale, e si lotta quotidianamente sul fronte di un ‘conflitto’ e un’emergenza sanitaria che hanno messo in ginocchio l’Umanità, mentre si è costretti a percorrere strade piene di chiodi, perché ogni intervento porta con sé l’ombra dell’incertezza, insomma, riuscire a superare questa corsa ad ostacoli significa prendere sul serio la pandemia e saltare i fossi di troppe incognite.
Sono risultati che comunque rendono merito ad un esecutivo che ha messo al vaglio ogni strategia per attraversare il ponte della transizione e raggiungere una sponda più degna. Tutto questo in un clima di recessione globale, che non è stata certo una leva propulsiva per lasciarsi alle spalle gli acquitrini della crisi.
La stampa internazionale ha definitivamente tracciato un profilo di eccellenza – ora anche sul piano della politica economica – nei confronti del premier Draghi (che già viene considerato il ‘salvatore’ dell’Euro, e quindi anche dell’Ue), perché è di fatto il protagonista di questo salto di qualità della nostra economia.
Fitch ha alzato anche le stime del Pil italiano per il corrente anno, che va oltre ogni rosea previsione (era atteso a +6,1%), mentre si attesta a +6,2%. Se si considera la crescita dell’ultimo trimestre, siamo a +2,7%, si tratta di risultati che superano quelli dell’intera area euro. Bruxelles riconosce i meriti dell’esecutivo italiano in questi importanti progressi, senza dimenticare le osservazioni su alcuni aspetti della gestione delle risorse e riforme strutturali, che devono comunque essere potenziate, soprattutto in termini di debito pubblico, vero tallone di Achille dei nostri conti pubblici.
Le Agenzie di rating sono fiduciose che il Pil italiano torni ai livelli pre-pandemia già nel 2022, anche se l’incertezza è il paradigma di questa emergenza sanitaria, e non si possono formulare previsioni attendibili senza fare i conti con un virus che a distanza di pochi mesi fa spuntare fuori una nuova variante, tenendo il pianeta sotto scacco, e condizionando ogni fronte della vita sociale ed economica.