DI LUCIANO RAGNO
E’ già lunedì.
Riflessioni di un giornalista che si guarda intorno.
Ricordo bene quell’ottobre del 1984. In redazione arriva la notizia dell’Associated Press:
“Oslo. Il Premio Nobel per la Pace assegnato al reverendo Desmon Tutu”.
Un colpo d’accetta sulla disuguaglianza imperante in Sudafrica. Ma il mondo intero l’avvertì sulla propria storia di ieri, E sulla propria realtà dell’oggi.
Per un attimo l’opinione pubblica riflette. Non più di un attimo.
L’arcivescovo Tutu, per una vita, ha lottato sul fronte del tradimento dei diritti civili: povertà, razzismo, emarginazione, sessismo, omofobia, transfobia. E ultimo: il suicidio assistito.
Se ne è andato ieri.
Sono rimasti i tradimenti dei diritti civili, sotto tutti i cieli. Anche quello di casa nostra. Il signor Benpensante tiene sempre inchiodati quei diritti. E in questi giorni, passeggiando lungo il Corso della prima città, incontrando amici e conoscenti, si toglie il cappello e augura, sorridendo: ” Pace & Bene”.
Convinto di essere un uomo giusto e buono.
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(Fonte dell’immagine: articolo21.it).