DI RAFFAELE VESCERA
La sera di Natale su Rai1, finalmente un po’ di giustizia per la capitale del Sud nella trasmissione di Alberto Angela dedicata alla bella Napoli.
Sì “Bella Napoli”, non dimentichiamo che è l’unica città italiana a potersi fregiare da sempre, nei racconti dei viaggiatori, nelle canzoni, nei nomi dei pubblici locali di ristoro e nella fama internazionale del titolo di “Bella”, per riconoscimento universale acquisito.
Titolo che quasi due secoli di oltraggiosa e gratuita narrazione razzista di media e opinionisti italiani hanno voluto oscurare, raccontando solo le ombre della città, vista unicamente come tragica sede di camorra e derisoria casa di pulcinella. Narrazione denigratoria funzionale a giustificare il trattamento “differenziato” riservatogli dallo Stato italiano, pari a quello spettante a tutto il Sud, rapinato di risorse naturali e umane, utili all’arricchimento del Nord. Tipica condizione di colonia, in questo caso interna.
Angela esordisce ammonendo gli spettatori: “Napoli ha luci e ombre come tutte le città del mondo, noi vi mostreremo le sue luci.” E un servizio doveroso nel giorno di Natale non poteva non essere dedicato alla famosa San Gregorio Armeno, la strada dei venditori di terrecotte per presepi e non solo, frequentata tutto l’anno da folle di turisti, che sfugge alla volgarizzazione dei centri commerciali conservando la sua tradizione artigianale.
E dopo presepi, statuine di santi e madonne, personaggi famosi con l’immancabile Maradona, la grande bellezza di Napoli a volontà, dal “virgiliano” Castel dell’ovo” che affaccia sul golfo più famoso del mondo, al teatro San Carlo, il primo e più grande teatro lirico d’Europa, alla dirimpettaia Galleria Umberto e al vicino Maschio Angioino, a due passi dal Palazzo reale e dalla chiesa di San Francesco di Paola. Posta tra l’immenso colonnato neoclassico di Piazza del plebiscito, dove troneggiano le statue di re Carlo e del figlio Ferdinando primo di Borbone, grandi costruttori della Napoli settecentesca e poi neoclassica. Che dire delle meraviglie della cappella del principe di San Severo.
E poi su in collina, dalla bellissima Capodimonte con il museo contenente la collezione Farnese, al monastero di Santa Chiara alla Certosa di San Martino. Infine giù, nel ventre di Partenope, tra vicoli scuri che riservano luminose bellezze nascoste fino alle viscere della città tra catacombe e gallerie sotterranee, il tutto accompagnato da famose canzoni napoletane ed elogi al caffè, “che sulo a Napule ‘o sanno fa’”, in una città che non si fa mancare nulla.
Le quasi tre ore di trasmissione, che non sono bastate a mostrare molte altre bellezze cittadine, si chiudono con una visita al Museo Archeologico nazionale, giudicato da Angela il più bello del mondo, potendo esso disporre dello straordinario toro Farnese e degli scavi di Pompei ed Ercolano, con ben 700 statue greco-romane.
Alberto Angela, figlio del bravo Piero e pur torinese, non è nuovo a raccontare con onesta obiettività le bellezze e le luci del Sud, tanto da meritarsi il conferimento di cittadino onorario riconosciutogli dal sindaco De Magistris, ma questa volta si è superato per davvero. Il documentario andrebbe mostrato nelle scuole e ovunque del mondo, per doveroso risarcimento di decenni di insulti ricevuti dalla città di Partenope, fondata dall’omonima sirena suicidatasi per non essere riuscita ad affascinare Ulisse.
Ma Napoli non si è suicidata, è lì ancora viva e vegeta, nonostante i maltrattamenti di uno Stato nazionale avverso. Date a Napoli ciò che è di Napoli e vedrete di cosa è capace il Paese del sole, del mare, dell’amore, del buon cibo, del bel vivere e della grande bellezza, filosofica, artistica, musicale e letteraria e anche della scienza, qualità per cui l’Italia è conosciuta nel mondo, grazie alla capitale del Sud.
I viaggi di Alberto Angela in Campania proseguono le prossime settimane con le isole flegree, da Procida, capitale della cultura 2022, alla bella Ischia.