DI GIANFRANCO MICALI
Tv e giornali di tutto il mondo hanno dato risalto alla storia, con finale tragico, di Mauro da Mantova. Un no-vax disposto all’estremo sacrifico pur di affermare la propria tesi di sottovalutazione del Covid 19.
Il suo clamoroso commiato dalla vita non può però essere liquidato come un esempio estremo di follia. E ’invece la dimostrazione pratica dell’esito di certe assurde consacrazioni mediatiche. Dare voce e patente di democrazia all’irrazionale significa diffondere mostruosità avviate in strade senza ritorno. Io ho sempre mal sopportato certi assurdi exploit della Zanzara confindustriale, ma assieme a molti altri sono stato sempre rimbeccato con la tipica frase che “le chiacchiere dei pazzi e le loro fesserie non fanno male a nessuno”. Eh, no, invece fanno malissimo a tante menti fragili, visto che le parole spesso sono pietre o pre-valanghe in grado di travolgere e sotterrare il buonsenso e la società civile.
Quanti “Mauro da Mantova”, cioè persone che hanno persino rinunciato al proprio cognome pur di crogiolarsi nella nuova abbagliante identità, ci sono oggi in giro? Non è una vana e banale domanda, perché rappresenta il numero degli individui disposti a giocare alla roulette russa attraverso un virus, invece che con una rivoltella a tamburo; e chi li ospita in trasmissioni radiofoniche o televisive va equiparato al gestore di un tirassegno, sul quale permette loro di allenarsi a mettere in pericolo le nostre vite.