DECISO, FACCIO I “NON AUGURI”

DI LIDANO GRASSUCCI

 

Come il Bianconiglio, quello di Alice nel paese delle meraviglie, che fa festa nella ricorrenza del “non compleanno” per fare festa di più.

Faccio i non auguri a questo vivere difficile che in tempi non facili diventa ancora più difficile. Faccio i non auguri alle speranze che risulteranno vane salvando quelle che troveranno un porto anche quando il mare fa tempesta.

Faccio i non auguri a chi bara al gioco di questo vivere in nome di principi sacri che sono bestemmie all’umano che è errore, contraddizione e passione.

Faccio i non auguri a chi ha perso l’ardire di sognare come sanno fare i bambini, a chi è arido di poesia per la prassi strucida della prosa di bestemmie.

Faccio i non auguri a chi nel corso dell’anno che va via non ha conosciuto amore per come lo si incontra, per come lo si vive, per come finisce nel pianto o senza lacrime.

Faccio i non auguri a chi non ha guardato l’altro con l’umanità che l’altro è perché sei te, come te.

Faccio i non auguri per chi non riconosce che c’è del buono in ciascuno e cerca la sua cattiveria nel male che inventa nell’altro.

Faccio i non auguri a chi sta sempre dalla “parte della ragione e mai del torto”.

Faccio i non auguri a chi quando si alza la bandiera di questa mia Patria, e sono 150 anni che sta lì, non si mete ritto nell’anima e non sente un brivido come del tamburino sardo o della piccola vedetta lombarda.

Faccio i non auguri a me che ho mezzo secolo di vita, tante ferite, e forse ormai poche carte da giocare, ma a sorpresa me ne vengono di bellissime.

Faccio i non auguri a chi continua a non viver per se ma in funzione degli altri e crede di esser felice per l’infelicità del prossimo.

Faccio i non auguri ai miei sogni se andranno via.

Faccio gli auguri a tutti voi che questa notte sognerete i vostri amori, le vostre passioni, veri e senza pensare alle infelicità degli altri per avere la vostra. Felici per voi, è l’augurio che faccio.

Che il nuovo anno sia bello come il cielo di Lombardia di Manzoni: “che è bello quando è bello”

 

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