CAPODANNO SETINO. LA STORIA DI UN SASSO E UNA ZEPPOLA

DI LIDANO GRASSUCCI

 

 

PRELUDIO, IL SASSO DI CAPODANNO SETINO

È un po’ che non scrivo e oggi al secondo giorno del 2022 vorrei scrivere mille parole su mille fatti che chiedono testimonianza, ma i pinoli e l’uvetta sul tavolo del cucinino mi ricordano che non ho avuto tempo di fare le “Zeppole di Capodanno”.

A Sezze tradizione vuole che la notte di Capodanno si andava travestiti da contadini a bussare per le case dei vicini e in cambio di una zeppola fritta con pinoli uvetta e miele si cantava una filastrocca. Un fare antico, dettato dalla necessità dei ragazzi più poveri di riuscire ad avere un bicchierino di Ratafia o di Rosolio, una zeppola dolce e appagante della frugale cena, e a queste, una rima che diceva più o meno cosi: ”se me dai no bicchierino puzzi fà nù figlio principino se me dai nà zeppola bbòna puzzi fà la figlia signòra” e chi non avrebbe voluto un tale augurio? Ed ecco che le porte di ogni casa si aprivano d’incanto.

Una tradizione ripresa dal nostro caro “Farza” (nella foto di copertina)  ai posteri Umberto De Angelis e Rosolino Trabona con la Ludoteca Orso Rosso. Con bambini e ragazzi della Ludoteca, il giorno di Capodanno andavano in giro per il paese con la Filastrocca del Sasso di Capodanno perché si lasciava in dono il sasso come amuleto di buona fortuna.

Tempi da non dimenticare oggi che le porte non si aprono più d’incanto a delle persone sconosciute e, tempi dal sapore unico quando magari invece di mandare una chat per dichiararsi ad una ragazza, questa attendeva l’audace innammorato che con la scusa del Sasso di Capodanno, timidamente e in incognita muoveva i primi passi in quella che forse sarebbe stata la sua futura famiglia. Tempi antichi che come giusto non ritorneranno, ma resteranno nel cuore di chi quel tempo lo ha vissuto e nei ricordi di chi ha saputo ascoltare i racconti dei propri nonni.

LA ZEPPOLA DI CAPODANNO

“ZIA Marceè le si fatte st” anno le zeppole? ” e lei ”essole sinti che soo bbone”. E certo che erano buone le Zeppole di zia Marcella che prima furono quelle di Nonna Vincenzina.

La Zeppola Setina non ha uguali è come il Bignè con la Crema, la Crostatina di Visciole e pure la Zuppa Inglese fatte a Sezze, unici. Unica era anche “la Zeppola di Nonna”, ci stava l’uvetta e i pinoli immersi nella massa lasciata a lievitare e poi fritti nell’olio o nello strutto e ripassate con il miele o con lo zucchero.

Ognuno aveva la sua di ricetta, magari con un goccio di Sambuca, o con un po’ di cannella chissà. Cosa impastavano le mani delle nonne setine, in quella magia di sola farina ed acqua arricchita con piccoli preziosi ingredienti era segreto. Ma come dice la zia Marcella ”l’Accetta” nessun segreto quel che serve ”è la manngnì (mano) bbona” e le mani delle nonne setine erano buone perché piene di amore. Ecco il segreto per una Zeppola Setina D. O. C. l ‘amore.