DI LUCIANO RAGNO
E’ già mercoledì.
Riflessioni di un giornalista che si guarda intorno.
Sia chiaro. Non per rinfacciare. Ci mancherebbe altro, davanti alla Salute non si deve risparmiare. Figuriamoci in uno Stato di un Paese civile.
Ma solo per fare un po’ di conti.
Al Policlinico “Sant’Orsola” di Bologna c’è un reparto superspecializzato, quello cardio/toraco/vascolare. Ora ci sono solo tre pazienti ,dai 50 ai 60 anni. Si sono sempre dichiarati no vax. Ma il destino, come un tempo si diceva, è beffardo: i tre si sono presi il Covid.
E se lo sono presi in una forma molto severa: polmonite da Covid. L’intubazione e altre manovre non bastano. I tre, per non morire, vivono attaccati alle macchine. In particolare a una, salvavita, altamente specializzata, costosissima: si chiama Ecmo. Senza Ecmo i tre non potrebbero respirare perché i loro alveoli polmonari si sono vetrificati a causa del virus. Una specie di dialisi per ossigenare il sangue. A un passo dal trapianto del polmone.
Ogni giorno-per tutte le 24 ore- nel reparto si alternano 18 infermieri. Poi un tecnico per sorvegliare Ecmo. E un cardio-anestesista. Sempre presenti, dedicati solo ai tre no vax. Potrebbe andare a lungo.
Al Servizio Sanitario dello Stato, “asservito ai poteri forti e che ci vuole tutti schiavi”, un paziente in rianimazione costa 3 mila euro al giorno. Con l’utilizzo di Ecmo si arriva a 8 mila. 8.000 x 3= 24.000 euro. Ogni giorno.
Ripeto, non per rinfacciare. Ci mancherebbe altro.
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Questa riflessione si basa su affermazioni della dottoressa Chiara Gibertoni , direttore generale del Policlinico “Sant’Orsola” di Bologna in un’intervista al “Corriere della Sera”. L’immagine: uno dei reparti di rianimazione al Policlinico .