DI ANTONELLA PAVASILI
Io, quantomeno, sono nel panico.
Non riesco a capirci più nulla.
Tra numeri da paura, tamponi, ricoveri, vaccino sì e vaccino no, scuole aperte e scuole chiuse, intere famiglie isolate e infette, drammi della solitudine e del dolore, quarantena forse sì o forse no, io mi sono persa.
Ho visto pochissime persone in questi giorni e nelle brevissime interlocuzioni le domande sono sempre le stesse.
Sei vaccinato?
Da quanto?
Quante dosi?
Da quando l’ultima?
E in testa parte un treno di ipotesi, di angosce, di terrore.
Basta.
Io direi che forse sarebbe il caso di metterci il punto.
A cominciare dai numeri.
Che ogni giorno ci tolgono anche quel residuo di speranza che tentavamo di proteggere con tutte le forze.
Che tanto non servono a nulla.
Basta.
Io mi sottraggo a questo gioco.
Non guardo più nulla, non discuto, non giudico.
Ma sto maledettamente male.
Davanti a me il nastro della vita si srotola inesorabile.
E ogni giorno il rotolo si assottiglia sempre di più.
Sempre di più.
Quanto ne rimane?
Non so.
So però che avrei voluto goderne meglio di quel nastro.
E come me tutti quanti.
Bambini, giovani, adulti, anziani.
E invece siamo qui.
Bombardati da numeri, confusi da leggi, provvedimenti, indicazioni ogni giorno diverse.
E adesso sta diventando veramente difficile.
E forse sarebbe il caso che chi ha responsabilità governative, a qualunque livello, tiri un po’ il freno a mano.
Prima che sia troppo tardi e si precipiti nel burrone.
O forse stiamo già precipitando…