6 GENNAIO 1980, CADEVA PIERSANTI MATTARELLA PER MANO DELLA MAFIA

DI LEONARDO CECCHI

 

Erano fratelli, molto legati. Sergio il minore, l’altro, Piersanti, già politico, il maggiore. Così legati da aver persino sposato due sorelle.
E quel giorno, il 6 gennaio 1980, lui, il più piccolo, vide suo fratello maggiore Piersanti disteso in quella macchina con 8 colpi di pistola in corpo. 8 colpi. Era ancora vivo quando lui arrivò.
Pensate a cosa dovette provare mentre cercava disperatamente di tirarlo fuori dall’auto. La sensazione mentre sentiva ancora respirare suo fratello. Mentre lo vedeva sanguinare e sentiva l’afflizione di una delle persone che più amava.
Ogni anno, quando arriva il 6 gennaio, Sergio Mattarella ricorda tutto questo. Ricorda quello strazio, quel dolore immenso che solo chi ha perso un fratello può provare. Ma ricorda anche che, da quel giorno, la sua vita è cambiata radicalmente.
Da quel giorno Sergio Mattarella cominciò a seguire le orme di suo fratello e iniziò a fare politica. Per non tirarsi indietro. Per lottare anche contro ciò che aveva portato via la vita di una persona che amava profondamente.
E oggi lui, il fratello minore di Piersanti Mattarella, è Presidente della Repubblica. Di più: è diventato uno dei migliori Presidenti che abbiamo mai avuto. Per onestà, capacità, senso delle Istituzioni. Un traguardo personale, quello, che, siamo certi, Sergio Mattarella ha però raggiunto non soltanto per sé. E neanche “solo” per il suo Paese, per la sua gente.
Ma anche, se non soprattutto, per suo fratello, a cui oggi va il ricordo di tutti noi.