DI RAFFAELE VESCERA
Come se non bastasse l’arresto del responsabile regionale della Protezione Civile Mario Lerario, ecco la nomina di Vitangelo Dattoli, direttore generale del policlinico di Foggia, arrestato lo scorso 13 dicembre nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti della sanità foggiana, e ora nuovo direttore sanitario dell’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti. Cose da peggiore sanità “lumbard”.
Ma andiamo con ordine, Mario Lerario, nominato nel 2016 dalla Regione Puglia nonostante fosse già sotto processo per il coinvolgimento in analoghi episodi in Basilicata, il 26 dicembre è stato beccato con tangenti per 30.000 euro, ricevute da due imprenditori foggiani per favorire appalti di lavori di risanamento dei campi profughi della Capitanata, che ospitano migliaia di migranti in condizioni di vita pietose, ammassati in baracche di fortuna, senza servizi essenziali, persino senza corrente elettrica.
Migranti in mano ai “caporali”, sfruttati come braccianti nelle campagne, sotto un sole a 40 gradi, per pochi euro al giorno.
Il sig. Lerario, pur beccato con le mazzette in tasca, e i due imprenditori “datori” hanno dichiarato ai giudici che si trattava di “regalie natalizie e debito di riconoscenza” (sic!). Al di là della dubbia dichiarazione d’innocenza, nessuno è colpevole fino al terzo grado di giudizio, tuttavia risulta perlomeno inquietante che Lerario, già sotto inchiesta a Potenza, sia stato destinato dalla Regione Puglia a svolgere un compito che richiede un altissimo senso morale. Il governatore regionale Emiliano, intervistato in merito, si è rifiutato di rilasciare spiegazioni sulla nomina di Lerario.
È notizia di ieri la nomina di Vitangelo Dattoli, appena scarcerato in attesa di giudizio e dimessosi da direttore generale del Policlinico Riuniti di Foggia, a direttore sanitario dell’ente “ecclesiastico” ospedaliero Miulli.
Sorvoliamo sulle accuse dei comitati civici di Acquaviva delle Fonti sull’abusivo uso del termine “ecclesiastico”, quando invece si tratterebbe di un ente pubblico impropriamente gestito in modo privatistico, ma è davvero inopportuno premiare con una nuova nomina chi deve rendere conto alla giustizia di gravi contestazioni di reato. Che la politica si debba occupare della sanità è di per sé un attentato alla salute pubblica.
Sorge il dubbio che al governatore regionale Pd Michele Emiliano piaccia il gioco delle tre carte. “Michelone” già protagonista di un chiacchierato “pranzo dell’ostrica” a Foggia con il locale capo della Lega, all’indomani dell’arresto per corruzione del sindaco leghista di Foggia, Landella, con conseguente scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, è successivamente pervenuto al clamore delle cronache per i pubblici elogi fatti a quel Salvini condannato per razzismo antimeridionale e capo di un partito i cui capigruppo a Camera e Senato sono condannati per corruzione.
Ci chiediamo il perché del comportamento di Emiliano, che intanto al posto dello stimato epidemiologo Lopalco nomina assessore alla sanità il fittiano Rocco Palese, confermando la sua propensione all’inciucio già emersa in altre occasioni, quali l’appoggio al sindaco salentino Pippi Mellone di Forza Nuova e altre passate nomine di uomini di centrodestra. Un consociativismo che riduce a poca cosa la democrazia, basata sul ruolo di governanti e di opposizione deputata al controllo. Ma, a quanto pare, più dei valori e dei principi conta la permanenza al potere, comunque sia. Il tutto odora di scambi di favori verso clientes portatori di voti, nonché di riduzione al silenzio di possibili oppositori.