LA RAGAZZA CON L’ORECCHINO DI PERLA

DI LIDANO GRASSUCCI

 

Guarda di lato, la ragazza con l’orecchino di perla. Di sbieco, come a guardare indietro, il volto è steso, ma cosa guarda? Eppure è sorpresa, i capelli sono nascosti, la stoffa è sipario la fronte un ampio segno, tutto è volto. Nessun pudore sul volto, nessun pudore nello sguardo. Tutto il pudore dentro le stoffe che celano la libertà, che amano il rigore, se non fosse. Se non fosse per il vezzo di un orecchino, un puntino in un mondo grande, un puntino che spezza ogni rigore. Un puntino di bestemmia al rigore e lei diviene “rapinatrice” di luce, ad idea armata. Il bianco della perla è il bianco degli occhi.

Ma cosa guarda? Guarda d’intenso, guarda di rincorsa, come stesse fuggendo via il guardato, lo scenario. Come se le fuggisse via la vita e la perla è un punto, come un faro nella costa che fa da confine al mare per la spiaggia di bellezza. Lei non è bella, lei è armonia di stupore. Ma cosa guarda? Forse il suo amore che non la vuol seguire, forse l’amore che sta li a venire, forse… forse. Ma non è il forse che fa avventura, ma la ventura di vivere questo avvento, l’arrivo di un guardante guardato, atteso o abbandonato. E’ armonica senza proporzioni, l’armonia della vita.

Cosa guarda? Guarda il sole che la perla rilancia di luce, guarda il poeta che scrive la rima in calce allo sguardo, il pittore che muta il guardare in segni di pennello a ornare la tela.

Cosa guarda?

Il senso dell’opera è tutta,. esattamente, lì.

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Ragazza con l’orecchino di perla, olio su tela di Jan Vermeer

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