DI ANTONELLA PAVASILI
Era uno dei primi giorni di febbraio, mi pare.
Una giornata fredda e ventosa di Maestrale.
Notte insonne, cuore a mille, ansia, paura ed emozioni.
Mio padre sull’uscio, i suoi occhi, le sue parole.
Vai tranquilla.
Il primo pullman del mattino verso Messina, un tratto di strada a piedi, il quaderno degli appunti e il libro in borsa.
Imponente, davanti a me, la facoltà di Giurisprudenza.
Vocio di giovanissime matricole sparse nell’aula Magna, che sembrava enorme.
Il tavolo in fondo.
Al centro il professore, ai lati gli assistenti.
L’elenco scorre, lo statino sempre più stretto tra le mani.
Arriva il mio turno.
Siedo e lui, il prof. Metro, mi sembra un gigante, “ una montagna troppo alta da scalare”.
La bocca secca e la voglia di scappare.
Buongiorno.
Buongiorno signorina (ci chiamavano proprio così).
E comincia l’esame.
Istituzioni di diritto romano, il mio primo esame universitario.
Il primo passo verso la vita adulta.
Domande, risposte e la vita che scoppia nelle vene quando capisci che ce la stai facendo.
Mi dia il libretto.
Scrive il voto, firma.
Buongiorno signorina.
E si vola.
Fuori il vento soffia più forte e sposta le nuvole.
Il sole trafigge occhi e anima e la felicità esplode.
Pullman per il rientro.
Papà sull’uscio, mamma in cucina.
È andato benissimo.
Papà nasconde una lacrima, mamma mi travolge di domande e complimenti.
Si va a tavola.
E si continua a raccontare.
Il primo esame universitario.
Un’emozione indescrivibile, indimenticabile.
Oggi è toccato a mia nipote.
Sola davanti a un maledetto pezzo di vetro.
Tutti in attesa del messaggio nel gruppo Whatsapp.
È andato bene.
Bravissima tesoro.
E mi scappa una lacrima.
E rabbia, tanta rabbia.
Perché il primo esame non si dovrebbe fare da soli davanti a un pezzo di vetro.
Il primo esame universitario si fa in aula magna, con le altre matricole intorno.
A respirare futuro, gioventù e vita.
Maledetto Covid.
Ladro!
Ladro di vita e di emozioni.
Ma ne verranno di più belle ragazzi…non dategliela vinta.