DI ANTONELLA PAVASILI
Qualche tempo fa ho trovato questa fotografia.
L’ho osservata a lungo, ho ricordato tanti particolari, ho sorriso e, sì, mi sono anche commossa un po’.
A me pare bellissima questa foto.
E non solo perché ritrae mio padre, ma proprio per quello che rappresenta.
Mio padre faceva un lavoro duro.
Era meccanico, specializzato nella riparazione di motori di mezzi pesanti.
Mio padre era un meccanico vecchio stampo.
Di quelli che indossavano una tuta da lavoro, si sporcavano le mani di grasso, quel grasso dei mezzi pesanti che ha un odore caratteristico che ancora oggi, ormai raramente, se mi capita di sentirlo, mi viene un groppo in gola.
Mio padre si alzava prestissimo al mattino, con lo zio Nicola alzavano la saracinesca e si mettevano a lavorare.
Con le mani, con le braccia, con la testa e con il cuore.
In questa foto lavorava in una cabina delle autostrade di cui curava la manutenzione.
Era un lavoro di responsabilità e di capacità.
E mio padre lo svolgeva alla perfezione.
Ricordo che quando faceva questo tipo di lavoro tornava a casa distrutto dalla fatica.
D’estate il caldo dentro quelle cabine era soffocante.
D’inverno il freddo fuori tagliava la faccia.
Ma mio padre sorrideva.
Esattamente come in questa foto.
Ecco, mio padre lavorava e sorrideva.
Sorrideva il mio papà quando lavorava.
Ci ho pensato oggi.
Andando in studio ho visto tante persone che lavoravano.
Ma non sorrideva nessuno.
Nessun sorriso ho visto.
E non solo per via delle mascherine, non l’ho visto perché nessuno di noi sorride più ormai.
Nemmeno io sorrido più.
Me ne sono accorta guardandomi nello specchietto retrovisore.
Non sorrido più.
E non è giusto.
Perché è vero che viviamo tempi durissimi, è vero che l’angoscia ci prende il cuore, è vero che siamo impauriti.
Ma il sorriso, la gioia di fare la nostra parte, l’orgoglio di essere ciò che siamo, non dobbiamo svenderli a questo maledetto virus.
Ci pensavo mentre entravo in studio, pronta ad iniziare la mia giornata.
Sul mobile a sinistra la foto di mio padre e il suo sorriso.
In quello sguardo ci ho colto un lieve rimprovero.
Sorridi, mi ha detto.
Anche se non è facile, sforzati.
Sorridi sempre quando fai il tuo dovere.
Sorridi e tutto sembrerà più bello.
E io ho sorriso e gliel’ho promesso.
Ok, pa’…
Sorriderò di più.
E spero che il mio sorriso somigli almeno un po’ al sorriso di mio padre, ogni mattina, quando andava a lavorare…
20 gennaio 2021
Oggi, 20 gennaio 2022, sorridiamo ancora meno.
Proviamoci, torniamo a sorridere.