“EHI, QUELLO E’ IL MESSIA”

DI TURI COMITO

 

Sono sempre più insistenti le voci che raccontano del messia tramare, pardon, trattare da dietro le quinte per, a scelta, farsi eleggere lui Presidente della Repubblica o scegliere lui un suo gradito per questo ruolo.

Che una Repubblica parlamentare sia ridotta a dipendere da un solo uomo, benché messia, migliore tra i migliori, salva euro, salva Europa, salva economia, salva vita e servosterzo, dovrebbe fare allarmare chiunque abbia ancora un minimo di conoscenza di come funzioni un sistema democratico basato sul Parlamento e sulle libere elezioni.

Perché il problema non è il messia che, poveraccio, ci crede davvero e da sempre di essere l’unico intelligente sul pianeta. Il problema è quella massa di intellettualoidi da due lire che continuano a farglielo credere mossi da non si sa bene quale interesse e quella massa di elettori analfabeti che ogni volta che qualcuno gli dice “ehi, quello è il messia. Guarda: cammina sulle acque” ci credono senza neppure sapere cosa è l’acqua. E’ già successo con i Dini, con i Ciampi, con i Monti.

Questa tendenza, di intellettualoidi ed elettori, a trovarsi un padrone che risolva i problemi, di norma aggravandoli: basti pensare alle terrificanti privatizzazioni ciampiane/draghiane tra le quali spicca quella Telecom, la più grande truffa ai danni di questo paese mai perpetrata, giudicando quali infantili estremisti tutti quelli che mettono in allerta contro queste derive, dà proprio l’idea precisa del fallimento politico della Costituzione e dell’ingenuità di chi l’ha pensata.

Non una Costituzione per una Repubblica parlamentare ci voleva. Ma una Carta che dicesse chiaramente: per gestire un paese ci vuole il padrone. Questi va scelto presentando il curriculum ad apposita commissione di ottimati “ove siano rappresentati, ai migliori livelli, operatori imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati”.

Era, poco più poco meno, una delle bellissime idee contenute nel Piano di Rinascita nazionale, da cui è tratta la citazione, di Licio Gelli.

Ah, ci fosse stato lui tra i padri costituenti!