QUIRINALE. TERZA FUMATA NERA, SIAMO ANCORA SULLA VIA DI DAMASCO

DI VIRGINIA MURRU

 

Nessun cittadino si illudeva che sarebbero state elezioni ‘lampo’, di quelle che si concludono nel volgere di uno scrutinio. Lunedì pomeriggio, alla prima chiama, i rappresentanti politici dei due schieramenti, avevano ancora le idee piene di bruma sul candidato che avesse le peculiarità per diventare il 13° Capo dello Stato.

Nella storia della Repubblica del resto, solo due presidenti furono eletti al primo scrutinio: Carlo Azeglio Ciampi e Francesco Cossiga, per gli altri l’attesa è stata più lunga, a volte la scelta travagliata. Per Giovanni Leone, nel ’71 occorsero ben 23 chiame: un record.

Questa volta in gioco c’è anche la tenuta dell’esecutivo: qualora avesse la meglio un candidato del centrodestra, verrebbero meno gli equilibri di una maggioranza che finora è andata avanti senza grandi nodi, perché al timone c’è una persona di prestigio internazionale, qual è Mario Draghi.

Grazie alla sua competenza e propensione alla distensione, in virtù delle performance raggiunte in termini di risultati, il premier è riuscito a compattare una maggioranza che comprende l’intero emiciclo parlamentare, ossia quegli estremi ideologici che storicamente sono sempre stati avversari.

Oggi, terzo giorno di consultazioni, si è concluso con esito negativo. Il presidente attualmente in carica, Sergio Mattarella, nonostante abbia dichiarato di essere indisponibile ad accettare un nuovo incarico, in data odierna, secondo i risultati dello scrutinio, è risultato il più votato, con 125 voti.

E già questo dettaglio mette in rilievo il senso d’indeterminazione tra gli elettori, si sono proposti dei nomi, da parte del centrodestra, ma il candidato dovrebbe essere una figura super partes per essere gradita ad entrambi gli schieramenti, non espressione dei soli partiti politici di riferimento.

Il centro sinistra non ha neppure provato a mettere sul tavolo la sua ‘rosa’ di candidati, nell’altro versante già si mugugna perché gli ultimi presidenti eletti provenivano dalla sinistra, come se davvero esistesse un diritto di prelazione al riguardo. La Costituzione non ha espresso alcuna norma che conferisca l’eleggibilità per una sorta di diritto ‘acquisito’.

Secondo l’articolo 84 della Costituzione, infatti “Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto 50 anni di età e goda dei diritti civili e politici. L’ufficio di Presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica.”

I nomi proposti dalla destra, per quanto si tratti di figure di spicco, anche istituzionali – qual è il caso della presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati (FI) – non sono graditi al centrosinistra. La Casellati è invisa soprattutto al Movimento 5S, per via di comportamenti che le sono stati contestati, indegni del ruolo, secondo esponenti pentastellati (la difesa a spada tratti di S. Berlusconi sul caso Ruby e l’utilizzo di voli di Stato per recarsi in vacanza in Sardegna).

Finora, per le prime tre consultazioni, occorreva la maggioranza qualificata dei due terzi dell’assemblea per eleggere un candidato, da domani basterà il 50%+1 per raggiungere il quorum, ossia, su 1009 elettori ne basteranno 505 (secondo l’articolo 83 della Costituzione). Le consultazioni si svolgono con il Parlamento riunito in seduta comune, a scrutinio segreto.

Tra i 1009 elettori non ci sono i due presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama, che non hanno diritto di voto.

Sulla base degli schieramenti il centrodestra dispone di 452 grandi elettori, mentre il centrosinistra, composto da PD, M5s e Leu, può contare su 408. Qualora si aggiungessero i grandi elettori di IV e altri 5 di Azione – Più Europa, il numero salirebbe a 463, ossia supererebbe in termini di numeri la destra.

Ma proprio da IV potrebbero giungere sorprese nel corso degli scrutini, e non solo, se si considera l’intera compagine dell’assemblea, dato che FdI proprio stamattina ha deciso di andarsene per i fatti suoi e ha votato in autonomia un proprio candidato, mentre il resto dello schieramento ha consegnato scheda bianca.

Insomma, al momento siamo ancora sulla via di Damasco per quel che riguarda l’elezione del nuovo Capo dello Stato. I prossimi giorni saranno decisivi, domani intanto, con il panorama attuale, dovrebbe concludersi ancora con un nulla di fatto.