DI LUCIANO RAGNO
E’ già martedì.
Riflessioni di un giornalista che si guarda intorno.
Gli squali del Covid.
Il posto per riunirsi a pranzo è splendido, Rimini con il suo mare. Commensali di tutto rispetto: imprenditori, professionisti, commercialisti. Bella gente. Anche benestante.
Sulla tavola un menù con una sola portata, è una torta, molto appetitosa, da mangiare , ovviamente, a spicchi. Un piatto che da sempre è popolare in Italia, più della pizza. Si chiama:
“Truffa al sapore di Stato”.
Una torta, questa volta, costosa: ben 440 milioni di euro.
Quei 440 milioni di euro che lo Stato aveva concesso per dare a una mano, sotto forma di crediti d’imposta, a chi è stato colpito da virus. E sta a terra.
Quei 440 milioni di euro che i commensali di tutta Italia, riuniti a Rimini, si sono messi in tasca creando aziende esistenti solo su carte pregiate- come si addice a gente di rango ma pur sempre carte false.
Giorni fa all’ora del pranzo sono arrivati, senza nemmeno un educato preavviso, i militari della Guardia di Finanza . Proprio nel momento in cui uno dei commensali stava dicendo (testuale): ” Sono diventato uno squalo. Il coronavirus ci ha fatto bene”.
Otto squali ora si devono contentare del pranzo che passano le patrie galere. Altri 50 mangiano soli soli chiusi in casa. Altri non possono esercitare la professione.
Agli squali, intanto, è stata tolta l’acqua. Quell’acqua che loro hanno tolto a chi aveva veramente sete.
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Immagine: La Finanza ha trovato una minima parte del bottino della truffa in due trolley. Fonte : Messaggero.it