QUANTE SPERANZE FINITE NELLA PELLE DI UNA COMODA POLTRONA

DI GIANCARLO SELMI

 

Quanta passione, quante speranze finite nella pelle di una comoda poltrona.
Quante illusioni di gente perbene utilizzate come ascensore sociale, come strumento per raggiungere posizioni invidiabili, relazioni altrimenti irraggiungibili, potere.
E noi che pensavamo di votare quelli giusti. Di aggiungere benzina al serbatoio di un’idea: la liberazione, finalmente, da una classe politica corrotta, inefficiente e cannibale.
Eppure era partito tutto bene. Il sogno c’è stato, ci abbiamo creduto sempre di più, abbiamo litigato con tutti, perché noi sapevamo di avere ragione, noi sapevamo cosa volevamo, noi tutti. Quelli delusi dalla sinistra, quelli delusi dalla destra. Quelli poveri, gli ultimi, i dimenticati. E pensavamo che nessuno di quelli che mandavamo a vivere la vita dorata delle macchine blu, delle scorte, della deferenza, del “guarda chi c’è lì, dei ristoranti romani, delle cene importanti, sarebbe cambiato”. “I nostri ragazzi sono incorruttibili”, “sono i nostri portavoce”, dicevamo a tutti.
E poi ci hanno convinto sempre più gli slogan, le scatolette di tonno, la povertà sconfitta. Ci convinceva l’odio della casta verso i nostri “ragazzi”. “Scappati di casa”, “senza arte né parte”, “bibitari”. Ad un certo punto ci siamo sentiti tutti ministri, seduti al lato del miglior Presidente del Consiglio di tutti i tempi. Tutti noi siamo stati seduti a quel tavolo, ci siamo sentiti, come mai era successo prima, parte in causa.
Fino a quando il nostro Presidente è stato defenestrato da una manovra di palazzo e sono cominciate invenzioni, inganni, presunti grillini, quesiti strani, transizioni ecologiche improbabili, ecologisti improbabili. Tutto si è trasformato in un secondo. I nemici della casta sono diventati casta. I bibitari sono diventati statisti. Si è rinnegato Di Battista, si è rinnegato Morra per abbracciare Brunetta e Casini. Gli amici sono diventati nemici, i nemici improvvisamente amici. Ciò ch’era bianco, nero e ciò ch’era nero bianco. Chi ci doveva liberare da una classe politica corrotta, inefficiente e cannibale è diventato il migliore amico di quella stessa classe politica da cui ci doveva liberare. L’alternativa è diventato organico. E quel Conte lì? Massacriamolo è pericoloso.
Passioni, speranze, illusioni andate in fumo. Click, è finito il sogno. Il telecomando del potere ha cambiato canale. Ai potenti (quelli veri) non importano più i congiuntivi sbagliati, ti fanno sentire uno di loro e ci caschi, ci credi veramente e azioni tu stesso il telecomando. E quei poveri illusi che hanno creduto nel cambiamento, carne da macello, non importa. Un nuovo potente. Un gattopardo che voleva cambiare tutto e tutto è rimasto uguale tranne lui. Oggi ha poltrone, soldi, cene eleganti, relazioni importanti. Senza la dignità che dà la coerenza, si può vivere bene ugualmente.
Ma noi non ci rassegniamo e, #conConte il mondo lo cambiamo, siatene certi. Stavolta, senza zavorre, lo cambiamo veramente.