DI MARIO PIAZZA
Nella vita si incontrano personaggi talmente discutibili che ci si sente stupidi persino a parlarne per quanto la loro spregiudicatezza sia sotto gli occhi di tutti.
Ad esempio ho abitato per un anno in un monolocale in zona Torrevecchia dove tutti gli inquilini maschi, femmine e sfumature intermedie, campavano prostituendosi per strada.
Accanto alla mia casa di Acitrezza invece c’era una proprietà immensa dove viveva indisturbato nel lusso più sfrenato un noto mafioso circondato da un esercito di guardaspalle armati.
Ancora, sotto la mansardina di Vitinia che avevo affittato tra un matrimonio e l’altro viveva una distinta quarantenne che se non fosse stato per il continuo viavai di mesti puttanieri avrei potuto supporre fosse un’insegnante.
Realtà ineludibili sotto gli occhi di tutti, discutibili ma che in assenza di reati ascrivibili tanto valeva accettare per ciò che erano: distorsioni delle regole sociali e civili, marginalità disinvolte da tollerare finché è possibile.
Osservando le vicende politiche, bancarie e processuali di Matteo Renzi provo quella stessa sensazione di tolleranza forzata verso comportamenti talmente sfacciati da farmi cadere le braccia, da lasciarmi a bocca aperta per quanto con cadenza settimanale esse superino se stesse in una spirale di cui non si vede la fine.
Oggi penso che la denuncia penale presentata da Renzi contro i giudici che lo stanno inquisendo, roba mai avvenuta in nessun regime, in nessuna epoca e a nessuna latitudine, sia l’apoteosi della sua vicenda politica, ma già so che domani o tra una settimana o tra un mese verrò smentito da qualcosa di ancor più sconvolgente…
Inutile perdere tempo a parlarne.