DI CLAUDIA SABA
Giuseppe Lenoci, 16 anni.
Morto in un incidente stradale nelle Marche mentre svolgeva uno stage.
Si trovava a bordo di un furgone di una ditta di termo-idraulica quando è andato a sbattere contro un albero.
Giuseppe stava frequentando il corso triennale presso il centro di formazione professionale “Artigianelli” di Fermo.
Si tratta di uno di quei corsi che dovrebbe avvicinare i ragazzi al mondo del lavoro.
E prevedeva una parte di lezioni in aula e una parte pratica come stage presso un’azienda.
I corsi sono organizzati da enti di formazione del territorio finanziati dalla Regione Marche.
Ma Giuseppe non è l’unico ad aver perso la vita per imparare a vivere.
Un mese fa un altro studente è morto.
Lorenzo, 18 anni.
Figlio anche lui della “buona scuola”.
Giuseppe e Lorenzo avrebbero dovuto prepararsi con lo studio al futuro di domani.
Non al lavoro gratuito offerto da chi sfrutta con ogni mezzo la manodopera.
Uno stato “giusto”
avrebbe dovuto sospendere immediatamente questo esperimento di morte.
Indagare a fondo, capire se certi corsi siano davvero organizzati con coscienza o solo per il profitto di qualcuno.
Invece il ministro dell’Istruzione cosa fa?
Dice che ci vogliono più norme, propone un “tavolo per la sicurezza”, ma tutto resta come prima.
I corsi, i bandi per i corsi, la superficialità con cui si concedono fondi, lo sfruttamento dei datori di lavoro che, ogni giorno, produce vittime.
Sono disgustata da un paese in cui il lavoro non è più un diritto.
Dove chi non fa nulla percepisce lauti stipendi e chi rischia la vita lo deve fare anche gratis o quasi.
Sono stanca di vedere “gente” con il culo ben sprofondato in una poltrona che non merita e poveri cristi ammazzarsi di fatica, senza un controllo, senza uno stipendio adeguato e nessuna sicurezza.
La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese dovrebbe spiegarci perché lo stato reprime giovani che manifestano pacificamente per i loro diritti e non muove un dito per impedire ad esaltati di assaltare indisturbati sedi istituzionali.
Sentire il ministro Bianchi questa mattina, “giustificare” la morte insistendo su ipotetiche “differenze” tra corsi professionali e alternanza scuola/lavoro, è davvero patetico.
Da vergognarsi di un paese che produce schiavi, disuguaglianze e povertà.
Quanti Giuseppe e Lorenzo dovranno ancora morire prima di essere presi in considerazione?