SABAUDIA E NON SOLO, LA DEBOLEZZA DELLA POLITICA E LA SOCIETA’ DI GUARDIE E LADRI

DI LIDANO GRASSUCCI

 

Peppone, il personaggio di Giovannino Guareschi, era il sindaco, lui comandava avendo a suo capo: i suoi valori, la sua gente, il suo partito. Quindi rispondeva alla sua legge morale che era nella sua cultura, nella sua storia, nella sua scelta politica. Quindi rispondeva a chi gli stava intorno umanamente, di cui condivideva bisogni, sogni e dolori. Quindi rispondeva ad una comunità più grande che lo faceva ingranaggio in un movimento che voleva cambiare le cose, cambiare il mondo.

Ora? I sindaci sono casualmente interpreti dell’ipocrisia del “mettiamoci insieme per fare il bene”, ma non si capisce cosa sia il bene ed è indefinito anche il male. Il civismo è cancro della politica perché il “mettiamoci insieme per il bene” va bene per le dame di San Vincenzo, i boy scout, il comitato per l’illuminazione di via Garibaldi, ma è niente nel governo della città. E il niente quando si confronta con le lobby che hanno interessi e risorse forti diventa aggredibile. La politica è vaso di coccio, il civico è un signore in una barchetta a remi in un Atlantico incazzato.

I civici sono moralisti ma la loro essenza è buona volontà quindi non hanno una morale civile ma la necessità di fare non sapendo cosa. Non hanno il senso della Repubblica ma la polvere del quartiere.

Ecco che la debolezza culturale, sociale, politica produce una società dove ci sono solo guardie e ladri. E infatti il racconto è tra buoni e cattivi, moralisti e immorali e anche vaccinarsi diventa una gara tra complotti (di ladri multinazionali) e vittimismo di “liberi capiscioni” che prenotano la morte e la scienza è semplicemente un fastidio alla “libera buona volontà”.

Dico questo rimanendo della mia rispetto a non condannare alcuno e registrare le parole dell’accusa in attesa di quelle della difesa che ha, lo confesso, la mia personale, umana, culturale simpatia. Vengo dalla rivolta e a 20 anni ero rivoluzionario, ora ne ho 60 e non confido con la polizia, per dirla con Pietro Nenni.

Sto con Peppone anche perché Don Camillo ha dalla sua Dio e a me i forti non stanno simpatici, i preti anche meno. Non sto col comitato parrocchiale che ha sempre bisogno, per fare la festa, del contributo.

 

DA: