BASTA RETORICA, È GUERRA VERA

DI ANTONIO DRAGONETTO

 

“La polvere, il sangue, le mosche, l’odore.
Per strada e nei campi la gente che muore.
E tu, tu la chiami guerra e non sai che cos’e.
E tu, tu la chiami guerra e non ti chiedi perché”
(De André, Terzo Intermezzo)

Questa è la guerra, quella vera, non quella sui social, non quella sui telefonini. La guerra vera, non la guerra fredda. E’ la guerra di prima della guerra fredda. E allora smettiamola con la retorica ad uso dei media dei giovani festanti che smantellano il muro di Berlino nel 1989.

Smettiamola con la balla della fine della guerra fredda, della fine dei Blocchi. Basta con il mito fasullo della globalizzazione. Siamo a “prima” del 1989. Esistono blocchi, potentati economici vecchi. E nuovi . Nuovi soggetti geopolitici che vogliono entrare nel gioco delle superpotenze. Superpotenze che, non dimentichiamolo, hanno armato proprio quelli che sarebbero diventati i propri “nemici”. Un mondo comunque in guerra dal “dopoguerra”, in ogni parte del mondo in cui i signori delle industrie belliche potessero piazzare le loro criminali produzioni.

Un mondo, il nostro, in piena dissociazione, in cui si confondono la realtà e la rappresentazione della realtà, prima con la tv, oggi con il web. Un mondo dove si oscurano i volti dei minori sui social, “per la privacy” e in cui da 48 ore siamo bombardati da volti di bimbi in fuga, dalla voce del loro pianto disperato, bimbi usati come armi nel circo mediatico e della commozione nei talk show. No, non esiste la guerra fredda, non è mai finita la guerra.

E finiamola con le sofisticate fini analisi, con le dissertazioni raffinate di geopolitica e di solidarismo umanitario. Nella guerra tra due blocchi, che nonostante la sceneggiata della caduta del muro, persistono, l’occidente ha cercato di far entrare l’Ucraina nella sua orbita di influenza (la Nato) per poter piazzarvi i missili nucleari puntati sulla Russia, e “alleggerendo” l’Europa ricca e benestante. E infatti quell’Europa, così ostile e restia ad accogliere i profughi dal mare, che non hanno nulla da offrire, si sta ben organizzando per accogliere gli ucraini, in cambio di un’alleanza politico militare.

Ma la guerra puzza, di sangue, di morte, di un’odore denso che penetra nelle narici e non ti lascia facilmente