IL MONDO IN CUI VIVIAMO

DI MARIO PIAZZA

 

Come tutte le guerre anche questa in Ucraina è e sarà fino al suo ultimo giorno una fucina di disinformazione, e non credo sia necessario specificare quale delle parti in causa detenga saldamente il monopolio mondiale delle notizie.
E’ umano che anche l’osservatore più attento e smaliziato, quello che non ha timore di mostrare tutto il proprio scetticismo verso gli aneddoti eroici, quello che sa cogliere i dettagli di una fotografia taroccata, quello che non molla mai la presa del quadro generale, davanti a una vecchietta che piange disperata o a un bambino aggrappato a un vecchio peluche che col terrore negli occhi implora di non essere lasciato morire… Anche quell’osservatore glaciale sente il cuore restringersi come una pelle di daino lasciata essiccare al sole.
Sarebbe bello se fossero questi buoni sentimenti a vincere le guerre e invece non succede mai. Fermare Putin sarà molto complicato nonostante i veri o falsi eroismi del popolo ucraino, nonostante la disponibilità illimitata di armi e viveri che proverranno dall’occidente, nonostante le immagini ossessive delle nefandezze russe che prodigiosamente fanno dimenticare tutte le altre.
A fermare Putin saranno probabilmente i suoi migliori alleati, quelli che abbiamo battezzato “oligarchi” e che appartengono alla peggior genìa di speculatori, truffatori, corrotti e mafiosi nata trent’anni fa sotto i migliori auspici di Gorbachev e Woytila in sostituzione dei mostri sovietici che mangiavano i bambini.
A costoro del popolo russo e ucraino non importa un accidente, se ne fottono degli eroi, dei bambini, delle vecchiette, del diritto internazionale e del padreterno. Se come è probabile saranno loro a scavare la fossa di Putin sarà perché faranno fatica a trovare i ricambi per i loro Lear Jet e per le loro Bentley, perché le loro cantine si svuoteranno di Dom Perignon e di Sassicaia, perché non potranno più comperare squadre di calcio, ormeggiare a Montecarlo o regalare ville alle loro amanti di Hollywood.
E’ questo il mondo in cui viviamo, una brutta roba.