DI PAOLO DI MIZIO
La censura “democratica” fa passi da gigante e in prima fila c’è come al solito la Rai.
Il corrispondente da Mosca Marc Innaro è stato rimosso. Nei giorni scorsi vari partiti (Pd, Forza Italia, ecc.) avevano chiesto provvedimenti perché Innaro, partecipando in collegmento a un talk sulla guerra, aveva osato dire: “Basta guardare la cartina geografica per rendersi conto che chi si è allargato negli ultimi trent’anni non è stata la Russia, è stata la Nato”. Una “tesi” troppo putiniana, anche se non è una tesi, è un fatto noto a tutti (13 paesi dell’Est europeo, ex Patto di Varsavia, inglobati nella Nato nel 1998).
Ora, col pretesto che una nuova legge russa punisce con la prigione “chi diffonde consapevolmente false notizie”, la Rai – che non aspettava altro che un pretesto per adeguarsi – ha richiamato a Roma lui, un altro corrispondente e i 3 o 4 inviati che aveva. Lo ha richiamato a Roma per il suo bene, s’intende.
Viene spenta così l’unica voce non allineata che c’era in Rai. Se prima la partita era 99 contro 1, adesso è 100 contro zero. Vinceranno i 100, presumo.
Ormai la censura è diventata pesantissima. Viviamo in un Paese dove è ammesso solo il pensiero unico. Si chiama fascismo.
Solidarietà a Marc Innaro.