DI MARIO PIAZZA
Trovo irritanti quei commentatori che, con l’aria di chi la sa lunga, ci regalano quella pillola di saggia banalità informandoci che “In guerra la prima a morire è la Verità”.
Tutti che recitano la stessa frase, nessuno che avverta con un onesto “Sto per rifilarvi una puttanata” o magari un coscienzioso “Scusate se sono un pataccaro come tutti gli altri” oppure “lasciatemi fare la mia marchetta”, tutti a incolpare la guerra per la morte della Verità come se fosse possibile uccidere qualcosa che è morto da tempo.
Tutta gente che ha sostenuto forsennatamente e senza vergogna le minchiate più devastanti, dalla nipote di Mubarak alle armi chimiche di Saddam, dalla transessualità di Amanda Lear alle scie chimiche, dalle Ferrari di Fidel Castro all’omicidio di Lady Diana.
Le balle che ci vengono rifilate andrebbero quotate in Borsa come qualsiasi altra commodity, come il grano, il caffè, il petrolio.
La guerra è solo una grande occasione di “dumping”, una specie di “black friday” dell’informazione, un carnevale dove tutti depongono le proprie inibizioni e si danno alla pazza gioia sapendo che con la quaresima arriverà anche l’indulgenza plenaria.