DI UMBERTO SINISCALCHI
… Era proprio due anni fa. Un tranquillo lunedì di lockdown.
Dopo la strage di Codogno, quelle bare ammassate e strazianti, le prime morti fuori dalla Lombardia, le terapie intensive sempre più affollate, l’allora premier, Giuseppe Conte, annunciava il confinamento dell’Italia.
Tutti a casa, “io speriamo che me la cavo”, la gente, alle sei del pomeriggio, sul balcone a cantare e i poveri cani sfruttati fino allo sfinimento per prendere un po’ d’aria. Rigorosamente con la mascherina. E le videochiamate, gli aperitivi virtuali, il cibo da asporto, la paura alimentata dai media e rinforzata nelle menti più deboli e tutta questa strana, allucinante e mai vissuta specie di cose.
Oggi va meglio ma neanche troppo. “Andrà tutto bene” e “ne usciremo migliori” restano belle frasi ed un’utopia. Purtroppo.
Due anni e 156mila morti dopo, il Covid c’è, meno forte e letale di prima ma c’è ancora.
E non lotta insieme a noi.
(Nella foto, piazza di Spagna, Roma, il giorno dopo)