DI MARIO PIAZZA
Dovranno impegnarsi molto i media e i politici per tenere viva la nostra indignazione contro la guerra, perché la principale risorsa della razza umana è quella di abituarsi e adattarsi a tutto.
Sono passate soltanto due settimane da quando il primo carro armato russo ha sparato la prima cannonata, due settimane di allargamento dell’offensiva in un crescendo di violenza e di immagini tragiche e già la partecipazione emotiva sta calando.
Succede con tutte le guerre e non solo con le guerre, c’è un limite al numero di donne, vecchi, bambini, feriti e morti che possono arrivare fin dentro il nostro cuore. Raggiunto quel numero lo spazio emotivo va “in protezione”, alimentarlo con nuove atrocità non servirà. I bombardamenti prima delle centrali nucleari e poi dell’ospedale pediatrico sono stati spesi, nel menu sono rimaste ancora le armi chimiche e la distruzione di Odessa ma non cambierà nulla.
A quelle immagini terribili si stanno già sovrapponendo i milioni di profughi che “dove li mettiamo”, il prezzo della benzina raddoppiato, il grano che scarseggia, i turisti russi che scompaiono, l’inflazione che sale e la borsa che impazzisce.
Ancora qualche giorno e quel presidente in maglietta che vorrebbe trascinarci nella Terza Guerra Mondiale ci avrà definitivamente rotto i cosiddetti, lui e la sua fissazione di non essere invaso.
Siamo fatti così, brutti sporchi e cattivi ma se così non fosse ci saremmo estinti da tempo.