DI CLAUDIA SABA
Lei è Iryna Vereshchuk, vicepresidente ucraina.
Ieri sera, dalla Gruber, l’ho sentita ringhiare tutto il suo disprezzo verso il genere umano.
Con un tale odio che solo agendo crudeltà potrà appagare.
Guerra!
A qualsiasi costo, senza risparmiare la vita di nessuno.
Nemmeno la sua.
Combattendo fino allo stremo.
E poco importa se questo porterà alla morte di donne e bambini.
Non credo di essere stata l’unica a rabbrividire davanti alla maschera del male, ieri sera.
Anche Giannini doveva essere parecchio turbato quando le ha fatto notare che se “aiutare” l’Ucraina significa entrare nella terza guerra mondiale, allora l’Europa dovrà pensarci bene.
“No, l’Ucraina non vuole pace”.
La vice di Zelinsky lo ha detto senza mezzi termini.
E mi ha fatto paura quella sua determinazione a perseguire il male.
Un male che non ascolta nessuno, perché la verità appartiene solo a lei.
Pretende la no-fly zone sulle centrali nucleari, un intervento militare degli USA in Ucraina.
Garanzie internazionali occidentali e se questo vorrà dire distruggere il pianeta, ben venga.
La sua freddezza è tutto in quel ghigno maligno che non l’ha mai abbandonata per tutto il tempo.
Fino alla fine del programma quando un brivido lungo la schiena mi ha fatto risvegliare.
La parte “buona” di questa storia non appartiene certo a lei.
Appartiene al popolo, costretto come sempre, a subire la crudeltà dei suoi tiranni.
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