DUE ANNI SENZA EDUARD LIMONOV, SCRITTORE E POLITICO DISSIDENTE

DI LUCA BAGATIN

Due anni fa, il 17 marzo 2020, ci lasciava Eduard Veniaminovich Savenko, per tutti Eduard Limonov, scrittore e leader politico russo di fama internazionale.

A comunicarlo per primo fu lo scrittore e deputato comunista Sergey Shargunov, su Telegram.

L’ultimo e definitivo numero della rivista statunitense “Esquire”, in Russia, che uscirà ad Aprile 2022 (prima di chiudere la versione russa, a causa delle sanzioni), dedica la copertina proprio a Eduard Limonov, con il titolo: “La vita e il posto nella Storia del grande scrittore russo”.

Classe 1943, Limonov, il 15 marzo 2016, aveva già subìto un delicato intervento chirurgico al cervello, con l’estrazione di un enorme ematoma, apparso misteriosamente fra i due emisferi del cervello e già allora rischiò la vita. Egli evocò l’ipotesi di essere stato avvelenato, ma non ebbe modo di dimostrarlo con prove concrete.

Di quel periodo ne ha parlato nel suo romanzo, “Et ses démons”, pubblicato in Francia dalle edizioni Bartillat, nel quale si agitano – appunto – i suoi “demoni” interiori. Egli rievoca la drammatica guerra nella quale i cittadini russi di Donetsk vengono bombardati dai nazionalisti ucraini (quanta attualità!); nel quale racconta il ritorno a casa dai suoi genitori, a Kharkov, oltre che al fronte del Donbass. Romanzo nel quale, la fine della sua vita, sembra prossima e i ricordi della stessa gli affiorano alla mente.

La vita di Limonov fu raccontata da Emmanuel Carrère nel romanzo “Limonov”, del 2011 (edito in Italia da Adelphi). Romanzo che Limonov non amava, perché lo considerava scritto dal punto di vista di un “ricco borghese” come Carrère, ma aveva anche dichiarato di non averlo mai letto. Romanzo che, ad ogni modo, per accostarsi a Limonov, può risultare piuttosto interessante.

Limonov, alla sua morte, aveva all’attivo oltre 60 libri. Prevalentemente romanzi a sfondo autobiografico.

Dissidente integrale, negli Anni ’70, si fece volutamente espellere dall’URSS per approdare negli USA, ove vivrà di scrittura e di umilissimi lavori, assieme alla moglie dell’epoca, Elena Schapova, la quale diverrà presto una modella e oggi è moglie di un nobile italiano.

Fu autodidatta, sarto, attivista trotzkista, redattore di giornali, maggiordomo di un miliardario e, per un periodo, visse persino da senzatetto.

Visse a Parigi negli Anni ’80, con la nuova moglie, la cantante e scrittrice Natalya Medvedeva, e successivamente, negli Anni ’90, partecipò alla guerra civile nell’ex Jugoslavia a sostegno della Repubblica Federale di Jugoslavia e alla guerra di Transnistria, a sostegno della Repubblica Socialista Sovietica Moldava di Pridnestrovie. Successivamente, tornato in Russia, prese parte alla resistenza popolare in difesa del Parlamento russo, fatto bombardare da Eltsin.

Nel 1992 collaborò con Vladimir Zirinovskij, leader del Partito LiberalDemocratico russo, ricevendo la nomina a “Ministro della Sicurezza” del governo ombra creato dallo stesso Zirinovskij. Presto ne prese le distanze, spiegandone le ragioni nel saggio “Limonov contro Zirinovskij”.

L’anno successivo, invece, organizzò un gruppo di poveri, sbandati, emarginati, punk ed ex punk delusi dal crollo dell’Unione Sovietica e vittime dell’avvento dei liberalismo oligarchico.

Quel nucleo di “desperados”, nel 1993, prenderà il nome di Fronte Nazionale Boscevico e, nel 1994, di Partito Nazionalbolscevico (PNB), unendo i principi del nazionalbolscevismo di Ernst Niekisch (ex deputato socialidemocratico e primo oppositore, in Germania, del totalitarismo hitleriano), a quelli della controcultura punk e beatnik.

Limonov, il filosofo Aleksandr Dugin (prima di andarsene dal partito e prendere le distanze da Limonov), il cantante e chitarrista punk rock Egor Letov e il musicista e attore Sergey Kuryokhin (oltre che numerosi altri artisti, scrittori e musicisti), saranno dunque i maggiori animatori del PNB e del suo giornale controculturale “Limonka” (“Granata”) e riusciranno, via via, ad aggiudicarsi le simpatie di quei giovani delusi dall’avvento di Eltsin al potere e della conseguente distruzione economico-sociale della Russia, che favorì gli oligarchi e le politiche globaliste e imperialiste degli USA e della NATO.

Il Partito NazionalBoslcevico sarà bandito in Russia, nel 2007, con l’infondata accusa di “estremismo”. Ma, nel settembre 2021, la Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU), con sede a Strasburgo, ha dichiarato che lo scioglimento del Partito NazionalBolscevico (PNB) è da considerarsi una violazione dei diritti umani e ha condannato le autorità russe a pagare un risarcimento ai giovani figli adolescenti di Limonov e ai dirigenti del partito di allora.

La CEDU ha infatti stabilito che vietare il PNB fu un atto “sproporzionato e non necessario in una società democratica” e ha fatto cadere ogni accusa attribuita al partito dalla giustizia russa, ovvero le accuse infondate di “estremismo”, “incitamento all’odio” e “appelli a disordini di massa”.

Nel 2001, Limonov, accusato di un inesistente traffico d’armi e di tentativo di colpo di stato in Kazakistan, sconterà ben due anni e mezzo di carcere, nel quale scriverà il suo romanzo “Il trionfo della metafisica. Memorie di uno scrittore in prigione”, edito, in Italia, da Salani.

Dopo una breve alleanza con i liberali di Kasparov e Kasyanov – oltre che con i comunisti di Viktor Anpilov – nella coalizione democratica “Altra Russia” (il nome è tratto da un saggio politico dello stesso Limonov, del 2003), Limonov e i suoi giovani militanti organizzeranno, nel 2010, il partito nazionalbolscevico “L’Altra Russia” che, dopo la sua morte, ha assunto la denominazione “L’Altra Russia di Eduard Limonov”. Collocato a sinistra e spesso alleato, in varie manifestazoni, a diversi partiti comunisti russi, non rappresentati in parlamento.

Ancora oggi partito di opposizione fra i più perseguitati in Russia (ed ai quali è impedito presentare liste elettorali), il partito di Limonov propone – fra le altre cose – una forma di socialismo popolare, fondato sull’anticapitalismo e sulla nazionalizzazione dei settori chiave dell’economia; il rispetto dell’articolo 31 della Costituzione che sancisce la libertà di riunione e manifestazione; la fine dell’autoritarismo imposto dal governo Putin; la maggiore età ai 14 enni; la tutela del patrimonio ambientale e la ricostituzione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, gestite non più dagli oligarchi, ma direttamente dai cittadini.

Interessante, in proposito, un passo del saggio “Altra Russia”, nel quale Limonov sogna la creazione di “comunità nomadi” fondate sulla “comunanza degli uomini e delle donne basata sulla fratellanza, sul libero amore e sull’educazione sociale dei figli”. E, in “Russan Psycho”, immagina – da libertario e femminista – di far crollare “il Sistema, mandare all’aria lo Stato, la famiglia, l’istruzione, l’industria”, denunciando “Il mondo borghese, l’ordine borghese” che “ha reso la ragazza una giovenca (…), un “pulcino” che deve scomparire”.

La compianta giornalista Anna Politkovskaja sui nazionalbolscevichi di Limonov ebbe a scrivere:

Mi sono ritrovata a pensare di essere completamente d’accordo con ciò che dicono i Nazbol. L’unica differenza è che a causa della mia età, della mia istruzione e della mia salute, non posso invadere i ministeri e lanciare sedie.

(…) I Nazbol sono soprattutto giovani idealisti che vedono che gli oppositori storici non stanno facendo nulla di serio contro l’attuale regime. Questo è il motivo per cui si stanno radicalizzando.

(…) I Nazbol sono probabilmente il gruppo di sinistra più attivo, ma il loro nucleo si è ridotto da quando molti sono stati arrestati e imprigionati.

(…) I Nazbol sono giovani coraggiosi, puliti, gli unici o quasi che permettono di guardare con fiducia all’avvenire morale del Paese”.

Eduard Limonov di Anna Politkovskaja scrisse:

“(…) Cosa ha fatto Anna Politkovskaja per noi ? Ci ha fatti conoscere nella società. Ci ha spiegati alla gente, perché ci ha riconosciuti prigionieri politici. Ha ricreato nei suoi articoli l’atmosfera di un terribile processo contro i giovani della Russia. Questo processo di massa non avveniva sulla nostra terra dalla fine del XIX secolo. E così rinasceva nel XXI secolo”.

(…) Il 7 ottobre 2006 Anna Politkovskaya fu uccisa all’ingresso della casa dove abitava. Sono andato al cimitero. C’erano già tutti i nazionalbolscevichi di Mosca. E quelli che sono riusciti a venire dalle zone limitrofe. I ragazzi mi hanno consegnato fiori di garofano bianco. Poi si è svolta la processione funebre. Il ritratto di Anna Politkovskaja è stato portato da una nostra compagna nazbol, che indossava occhiali in una cornice in metallo. Molto simili a quelli della Politkovskaja”.

In Italia, di recente, opere di Limonov sono state editate da Sandro Teti, che continuerà, negli anni a venire, a pubblicare sue opere. Fra queste ricordiamo il romanzo dai contorni noir e erotici “Il Boia” e “Zona Industriale”, nel quale l’autore racconta il periodo trascorso dopo l’uscita dal carcere di Lefortovo e il ritorno nel suo malmesso e fatiscente appartamento, sito nella periferica zona industriale moscovita di Syri.

Limonov, infatti, non si è mai arricchito e non gli è mai interessato vivere negli agi.

Nonostante la sua ultima moglie sia stata l’affascinante attrice, cantautrice e modella Ekaterina Volkova, amante del jet set, e dalla quale ha avuto due figli, Aleksandra e Bogdan.

La sua ultima compagna, al quale è stato sempre fedele, fu Fifì, alla quale dedicò una raccolta di poesie erotiche – “A Fifì” – appunto, con l’affascinante fanciulla in copertina, nuda, di spalle.

Sandro Teti, suo editore italiano, ha peraltro curato anche la prefazione al mio saggio “L’Altra Russia di Eduard Limonov. I giovani proletari del nazionalbolscevismo”, edito da IlMioLibro (https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/617218/laltra-russia-di-eduard-limonov-2/) e che proprio di Limonov e del suo partito racconta, cercando di coglierne l’immagine controculturale, artistica, eretica e erotica, come amo dire. Anche attraverso un’intervista che gli feci, alcuni anni fa e interviste ad alcune persone che, in vita, gli furono vicine, oltre che all’ottimo José Setien, che cura il sito indipendente francese (in varie lingue) “Tout Sur Limonov” (https://www.tout-sur-limonov.fr), che raccoglie molto materiale biografico e artistico, spesso inedito, su Limonov.

Personalità, quella di Limonov, affascinente per artisti e pensatori liberi, che per molti versi ricorda un po’ Lenin, un po’ Machno, un po’ d’Annunzio, un po’ Jack Kerouac.

Il regista italiano Mimmo Calopresti lo accostò a Pasolini, dedicando ai due scrittori un bellissimo docu-film.

L’eternamente giovane e ribelle Limonov, guardava comunque – tutto ciò – con distacco. A lui – come mi disse appunto nell’intervista – non interessavano affatto tutti i paragoni, ovvero quelle che definì “tutte le sciocchezze”, che le persone avrebbero detto nei suoi riguardi.

Luca Bagatin

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