DI LUCIANO RAGNO
E’ già venerdì.
Riflessioni di un giornalista che si guarda intorno.
La stessa Leningrado.
Quando, la prima volta, arrivai a Leningrado- si chiamava così allora San Pietroburgo- andai al cimitero sulle rive della Neva a rendere omaggio a un’eroica gente che seppe resistere all’assedio di Hitler per 872 giorni ( 8 settembre 1941/24 gennaio 1944).
Un commosso, doveroso omaggio a tre milioni di persone che si erano opposte ai nazisti con coraggio e tanta fierezza.
I cannoni sparavano e si seppellivano i morti: un milione. Al gelo, senza medicine, senza cibo: per mangiare si dava la caccia i topi. Ma gli abitanti andavano ai concerti. Gli altoparlanti per strade e piazze diffondevano canzoni della tradizione russa. I ragazzi ogni giorno a scuola.
Alla fine vinse Leningrado.
Oggi Putin, a nome di questo stesso popolo, assedia con bombe e affama un altro popolo con la stessa folle voglia di conquista di Hitler. Ma trova a Odessa, Kiev, Mariupol, Chernihiv lo stesso coraggio e la stessa fierezza.
La stessa Leningrado.
La Storia ama ripetersi. Ma non diventa maestra di vita.
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Immagine. Il trasporto dei morti durante l’assedio a Leningrado. E’ il Natale del 1942.