DI GIOACCHINO MUSUMECI
“ Se la Russia attaccherà’ l’Italia, sarò in prima fila come l’amico Ucraino Zelensky”
Parole del ministro degli esteri Luigi Di Maio che, spiace dirlo, nell’ambito della guerra interpreta la parte del buffone come pochi in un governo miserabile.
Mentre il presidente Ucraino, dopo le apparizioni di rito in mimetica ben stirata, si trova in tournée alla ricerca di sponsor per la terza guerra mondiale, il suo popolo subisce le brutalità della guerra e il ministro Di Maio si produce in altisonanti dichiarazioni da militarista della poltroncina.
Le probabilità che Vladimir Putin attacchi l’Italia sono, fortunatamente per noi, nulle. Per quanto lo si proclami, l’autocrate russo pazzo non è. Putin, nel suo disegno zarino, sa bene che un attacco diretto a un qualsiasi paese Nato autorizzerebbe l’intervento in massa contro di lui. Finalmente faremmo con la Russia ciò che i Romani fecero coi Cartaginesi: la raderemmo al suolo. Ma in nome della Democrazia come già fatto in Serbia, dove abbiamo scatenato un guerra oggi appositamente dimenticata.
Tale premessa sconfigge il fantasma dell’ invasione Europea. Operare oltre i confini Ucraini significa per la Russia dichiarare guerra alla Nato e perdere al 100%. Per quanto superpotenza la Russia non può fronteggiare l’Occidente.
L’invasione dell’Ucraina è cominciata esclusivamente perché le truppe Nato non possono intervenire, è abbastanza surreale aspettarsi che Putin decida di suicidarsi attaccando la Nato secondo il copione di Zelensky.
Se Putin avesse progettato di distruggere l’Europa, non si sarebbe limitato ad attivare il sistema di deterrenza nucleare, avrebbe lanciato un attacco totale provocando l’Armageddon con almeno 4500 testate nucleari. Lo stesso orrore si verificherebbe qualora la Nato intervenisse in Ucraina senza autorità, Putin si sentirebbe legittimato a compiere qualsiasi azione ben più sconvolgente della guerra contro Kiev.
L’Ucraina non è un paese Nato, non è integrata nella UE, dunque l’ingerenza Usa, nonostante la propaganda, è formalmente ingiustificata, come quella della UE. Il che rende ancora più surreale il sostegno armato in Ucraina.
Il risultato è un quadro di grave tensione la cui dilatazione nel tempo e le complicazioni sono incalcolabili.
Ciò non comporterà errori strategici da parte dei Russi ma ripercussioni future. Perciò indipendentemente dalle intenzioni americane i nostri sforzi dovrebbero essere diplomatici e umanitari come quelli di Cina e Israele.
La guerra cambierà di poco i confini europei, ma svuotata dall’epica strumentale con cui viene trattata, sancisce la fine della Democrazia com’era prima della pandemia. Dirottare fondi dai presidi della salute, diritto costituzionalmente garantito, alle armi, è l’evidenza finale che la Democrazia è più funzionale alla tecnologia bellica e alla guerra più che al popolo e alla pace.
Con queste deludenti premesse nello scenario futuro sono possibili in Europa altre guerre tra stati anche quelle civili causate dal dilagare della miseria.
Mario Draghi, il premier più lobbista a atlantista che l’Italia abbia mai visto, ci porta verso il conflitto sociale. La sua politica cinica ha favorito costi della vita insopportabili e oggi siamo in balia della speculazione di lobbies del petrolio e armi.
In questo squallore si eleva Luigi di Maio, piccolo surrogato dell’ipocrisia politica, su cui spendere troppe parole è ormai un insulto al buon senso.