DI MARIO PIAZZA
La notizia di ieri non è il discorso finalmente normalizzato di Zelensky a un parlamento italiano dove un terzo di bellimbusti brillava per la propria assenza. Comunque la si pensi è indecente che chi vive non vendendo pizze ma rappresentandoci politicamente giri le spalle a chi si trova al centro di un evento che potrebbe assumere proporzioni inimmaginabili.
Bellimbusti è la parola giusta assieme a incoscienti, infingardi, pagliacci.
La notizia vera è stata la replica di Mario Draghi, non più nei panni di freddo banchiere acclamato dalle finanze mondiali ma di appassionato avventore del bar di quartiere, quello che tra uno spritz e un’olivetta ha già deciso tutto e metaforicamente batte i pugni sul tavolo surclassando in determinazione i più ferventi patrioti ucraini e tutta la coalizione occidentale.
Che cosa ha detto “Supermario” con il tono incolore di chi sta parlando a un’assemblea di azionisti? Ha detto che siamo i più bravi di tutti nell’accoglienza dimenticando di specificare che essa è riservata solo a chi ha il passaporto e la pelle del colore giusto, ha detto che è giusto ed eroico mandare al massacro il popolo ucraino per difendere la sua classe dirigente improvvisamente diventata baluardo del mondo libero, ha detto che l’espansionismo illimitato dell’Europa e della Nato è cosa buona e giusta perché noi siamo il bene e la Russia il male, ha detto che siamo felici di poter essere co-belligeranti qualunque siano le conseguenze.
Applausi scroscianti che mi hanno ricordato la folla di piazza Venezia che voleva “spezzare le reni alla Grecia”, ma se in quell’aula ci fosse stato Totò a rappresentare il mio pensiero avreste ascoltato la più sonora delle pernacchie.
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