DI GIOACCHINO MUSUMECI
Il primo è senza dubbio l’invasione. Un disastro congegnato da Vladimir Putin di cui non si vede la fine. L’aggressione Russa ha occultato completamente gli altri due: Il neonazismo e l’antisemitismo.
Prima della guerra il presidente Zelensky, di origini ebree, non si soffermava mai sul suo background religioso e nelle interviste scherzava : “Il fatto che sia ebreo è solo al 20esimo posto nella mia lunga lista di colpe” diceva, e glissava.
Ma immediatamente dopo l’invasione i media statunitensi hanno intrapreso una missione tutta loro: negare il potere dei paramilitari neonazisti sull’esercito del paese e sfera politica. Come ha insistito la National Public Radio finanziata dal governo degli Stati Uniti, “il linguaggio di Putin (sulla denazificazione)è offensivo e di fatto sbagliato”. Argomento ribattuto ovunque.
Con lo scopo di deviare l’attenzione dall’influenza del nazismo nell’Ucraina contemporanea, i media statunitensi, e anche i nostri, hanno trovato il loro efficacissimo strumento di pubbliche relazioni nella figura di Zelensky, ex star della TV e comico di origine ebraica. È un ruolo che l’attore divenuto politico ha assunto con entusiasmo.
Essere ebreo è uno strumento essenziale di propaganda e Zelensky l’ha continuamente rimarcato. Ma in Italia tocchiamo vette straordinarie: neghiamo il neonazismo e l’antisemitismo ucraini. Repubblica ha perfino scritto che i fanti Azov sono semplici nazionalisti che leggono Kant. Li immagino disquisire sulla “Critica dell’Estetica”.
Il nostro negazionismo è grottesco. L’Ucraina è un paese sovrano anche se particolarmente neonazista e antisemita, di certo non può essere quella una ragione per l’invasione. Però negare certe cose evita questioni imbarazzanti per l’occidente impegnato nella retorica ossessiva della difesa dei principi democratici e dell’interventismo finalizzato ad investire in armamenti.
Dopo due anni di Covid e profitti miliardari per i colossi farmaceutici, le lobbies delle armi hanno bussato: è il nostro turno, possiamo avere anche noi una guerra biennale per favore?
Ma torniamo alla questione principale: che ci fanno i neonazisti in uno stato democratico? Enigma irrisolto.
Ma Il direttore del comitato ebraico ucraino Edward Dolinsky non le manda a dire e di certo non è ipocrita come noi: https://www.facebook.com/watch/?v=1000792987540808
Dolinsky denuncia che l’Ucraina secondo l’ADL ( Anti Defamation League) è lo stato più antisemita d’Europa dopo la Polonia. Poi rimarca che da almeno 5 anni l’ antisemitismo è esploso in modo preoccupante sia nei social che nel dibattito pubblico. Parla di centinaia di migliaia di commenti antisemiti al giorno.
Il governo ucraino- afferma Dolinsky- incoraggia i gruppi nazionalisti e la glorificazione dei collaboratori nazisti di assassini di massa e stragi di ebrei. Lo fa letteralmente, dedicando centinaia di strade e monumenti agli assassini dell’olocausto. Secondo Dolinsky è inimmaginabile in un altro stato Europeo un monumento dedicato a un poliziotto che accompagnava gli ebrei ai campi di sterminio nazisti.
Il direttore sottolinea che il governo ucraino rifiuta i ripetuti inviti ad entrare nell’ “Holocaust Remembrance Alliance” e descrive episodi di antisemitismo giornalieri, monumenti ebraici vandalizzati con svastiche al centro di Kiev e nessuna condanna. Il governo ucraino nega il problema. Dal presidente ebreo alle forze dell’ordine fino al livello più basso. Dolinsky rimarca che gli ucraini locali non vogliono ascoltare il problema dagli Ebrei ma potrebbero ascoltarlo dai governi europei.
Tuttavia non credo che noi denunceremo il neonazismo e l’antisemitismo diffusi in Ucraina. Oggi li neghiamo letteralmente. E pensare che abbiamo fatto il diavolo a quattro quando il leghista Durigon propose di dedicare un parco di Latina al fratello di Mussolini.
Ma come si cambia quando soffia il vento dell’ atlantismo.