DI GIOACCHINO MUSUMECI
All’indomani della gaffe planetaria di Joe Biden, Repubblica, attivissima testata di regime con La Stampa e Corriere della Sera, sottotitola: “Zelensky apre al negoziato: neutralità e accordo sul Donbass in cambio della pace”.
Molto imbarazzante: Zelensky “apre al negoziato” significa che fin ora Kiev era rigidamente barricata in uno schema privo di sbocchi consistito nell’ irresponsabile richiesta di interventi armati e catastrofi.
Infatti le dichiarazioni offerte qualche settimana fa della vicepremier ucraina erano di questo tenore: “Né il riconoscimento delle repubbliche del Donbass né della Crimea né la neutralità dell’Ucraina possono costituire base di trattativa con la Russia.”
Come invece si legge oggi, a meno che Zelensky non sia bugiardo, le posizioni sono radicalmente cambiate. Quando cominciò l’invasione scrissi sulla Nato che aver ignorato l’ultimatum di Mosca sulla neutralità dell’Ucraina e l’autonomia del Donbass era una tattica spregevole a discapito degli Ucraini. Ma qualcuno, anche la nostra stampa ottusa, lo capisce troppo in ritardo. Zelensky obtorto collo riprende temi trascurati irresponsabilmente poco più di un mese fa.
Allora eccoci quasi al dunque: se la Nato/USA avesse affrontato per tempo tutti i punti di sopra, come sarebbe andata: a parte la guerra evitata, il traffico commerciale UE non sarebbe stato deviato verso Washington, la Russia non sarebbe stata sanzionata, pagheremmo il Gas meno, non dovremmo sottrarre denaro pubblico e convogliarlo in spese militari a vantaggio di privati, e nel nostro interesse coltiveremmo con Mosca proficui rapporti.
Ma ciò non è nelle ambizioni USA approvate in pieno da Draghi.
Gli Usa, attraverso la Nato, svolgono una politica di rottura a loro esclusivo vantaggio: indeboliscono la UE e creano presupposti per aggressioni future poggiate sulla minaccia di un asse Russia/Cina troppo ingombrante. Ciò sta alla base dell’intransigente e opaca corsa al riarmo imposta da Washington secondo una logica aberrante e involuta da cui allontanarsi subito.
Se ho previsto che l’Ucraina avrebbe dovuto concedere l’autonomia delle repubbliche separatiste e non sopprimerle, poi optare per la neutralità, dubito molto che gli Strateghi Usa non ci fossero arrivati ancor prima di me. Invece, come ho già scritto altrove, Zelensky oggi potrebbe vedere il proprio paese spacchettato in due. Deve rileggere Kant coi suoi amici Azov, Pravyi Sektor e C14.
Ma ciò poco conta ormai se la direzione assunta è veramente quella della pace. Resta da vedere quanto pagherà l’Ucraina per le iniziative di Putin e la gestione occidentale di una guerra infame.