LA “BELLEZZA” DELLA GUERRA VISTA DA ERNEST LUTTWAK

DI GIANCARLO SELMI

 

Vedendo le immagini di devastazione in Ucraina, la mia mente le ha associate, quasi automaticamente, a quelle del terremoto in Irpinia del 1980, che vidi personalmente. Andai a dare una mano, in qualità di volontario, insieme a migliaia di altri giovani, mossi come me da un irrefrenabile istinto di solidarietà. Era un’altra Italia, la solidarietà esisteva eccome.
Mi mandarono a Santomenna, un paesino quasi totalmente raso al suolo. Il “quasi”, giustificato dall’eccezione del campanile della chiesa e del suo orologio fermo alle 19,34, l’ora del terremoto. Mi sono rimaste impresse quelle immagini: la devastazione, i superstiti che scavavano con le mani nelle macerie alla ricerca di oggetti, di ricordi, di speranze. Ritrovamenti di cadaveri e bare allineate in un triste e macabro ordine.
Le bombe fanno, quasi esattamente, lo stesso lavoro del più devastante dei terremoti. Distruggono ed uccidono. Ma le costruiamo noi, gli umani. Non è un corto circuito della natura, un assestamento a profondità chilometriche, di un pianeta nervoso; no, è ben altro: è il frutto di una ricerca scientifica, di investimenti, di industria. E uccidono, distruggono, sbrandellano perché quello devono fare. E le consideriamo utili.
In questo periodo stiamo assistendo ad un rigurgito di bellicismo come non si vedeva da quasi un secolo. La retorica del nemico sta imperando e sta aggiungendo a sé quella della distruzione, della sopraffazione. Quella della bomba come unico strumento di salvezza. I nostri “Stranamore”, i teorici della necessità della guerra, hanno il sopravvento su chi, invece, cerca di ragionare sulla necessità di evitarla.
Qualcuno l’ha giudicata addirittura bella. Una vera e propria apologia della distruzione. Il Sig. Edward Luttwak, presunto economista, presunto consigliere del governo di Washington da decenni (un uomo per tutte le amministrazioni), sicuro stipendiato dalle televisioni italiane da almeno 30 anni, per sparare assurdità tipiche della destra, che possano fare piacere a loro, ha vaneggiato in diretta televisiva sulla indispensabilità di morti e distruzione, sull’appeal del guerriero e perfino su quanto il soldato piaccia alle donne.
Non posso scrivere ciò che penso su questo terribile individuo, però mi piacerebbe raccogliere le sue dichiarazioni sulla bellezza della guerra, dopo che fosse stato colpito nel sonno, nella sua casa, da una di quelle bombe che tanto ama. Oppure dopo un bel terremoto nel prato del suo curato giardino. Un bel terremoto selettivo da sostituire alla distruzione della “bella guerra”, visto che, secondo lui, la devastazione è sessualmente attraente.
Mi accontenterei perfino di un suo definitivo pensionamento. Di una sua sparizione totale e finale dagli schermi televisivi italiani e dalle mie palle che, il soggetto, ha già abbondantemente frastagliato e bombardato.
Vai a pettinare i cammelli con il naso e renditi utile, Edward Luttwak, consigliere di guerra delle mie “scatole”.
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