DI MARIO PIAZZA
Questa mania di dividere il mondo in Guelfi e Ghibellini, Romanisti e Laziali, melodici e rocchettari, intellettuali e capre mi ha davvero “smarminato le uolle”.
Ci sono questioni dove essere divisivi è un dovere e ognuno ha il diritto di scegliere le proprie, nel mio caso per esempio è il razzismo di ogni forma e colore, ma io non sopporto più questa onda montante di pappagallini del duce che ogni mattina si svegliano pensando “chi non è con me è contro di me”, e sia maledetta Wiki che suggerisce loro le citazioni fuori contesto di grandi personaggi affittati per l’occasione.
Tra le due fazioni che lottano a colpi di post e di tweet c’è una terza categoria persino più perniciosa, chiamiamoli gli oltranzisti.
Sono quelli che scelgono una parte ma vanno oltre, i più realisti del re che così facendo riescono a “perculare” con massimo gaudio anche chi teoricamente è dalla loro stessa parte.
Servirebbero anche loro a costruire un ragionamento se non fosse che i loro strali non hanno alcuna connessione con un ideale, col pragmatismo o col semplice buonsenso. La loro mente è intasata di sedimenti storici, di antipatie e di antagonismo a prescindere, per irrorare della loro bile chi li ascolta o li legge attingono a piene mani dal web incuranti delle fonti, tagliano e incollano qualunque cosa, inventano dati, ti attribuiscono cose mai dette, linkano anche il mago Zurlì e quando ciò non basta prima sfottono e poi insultano.
Contraddirli o impostare un ragionamento con costoro è tempo perso, e perdere tempo è un lusso che non posso né voglio permettermi. Quando si incappa in uno di loro l’unica salvezza è ignorarlo, non perché manchino gli argomenti ma perché è il solo modo per far sì che la loro bile scorra via, come pioggia sul dorso di un cigno.