DI GIOACCHINO MUSUMECI
L’antefatto:
Giuseppe Conte di traverso sull’incremento delle spese militari entro il 2024. Movimento ostile ai propositi Atlantisti di Draghi. Abbiamo letto che c’era un patto vincolante Nato, che Conte non capisce niente, il populista, disfattista a capo di un partito defunto.
Insomma non c’erano santi, volenti o nolenti Draghi avrebbe dirottato in pochi mesi 15 Miliardi verso la difesa. Vista l’invasione imminente era l’unica strada percorribile. Appunto Il 29 marzo il governo ha avallato l’ODG di FdI che l’avrebbe impegnato a “incrementare le spese per la Difesa al 2% del Pil entro il 2024”.
Ma come nel Monopoli “imprevisto”: Conte va da Draghi e spiega che un ritocco progressivo della spesa militare in più anni (circa 1,1 miliardi l’anno dei suoi tre anni di governo), fino al 2% quando possibile, è più ragionevole che usare 14-15 miliardi in pochi mesi e sottrarre risorse utili per cittadini molto scontenti.
Draghi, attapiratissimo, si trascina al Quirinale e minaccia crisi di governo.
Palazzo Chigi (ce l’ho più duro io) ribadisce l’obiettivo di “un continuo e progressivo aumento degli investimenti entro il 2024”. Tg e giornali ripetono che Draghi “tira dritto” 2% del PIL alla difesa: scadenza improrogabile 2024.
Poi l’altro ieri, come niente fosse, il ministro della difesa comunica lo “slittamento al 2028”. E ieri Draghi trasforma il dogma del 2024 in “indicazione di tendenza, non più obiettivo”, infatti “molti governi l’hanno disatteso”. Tradotto: gli obblighi Nato erano solo cazzate, propaganda bellicista che nulla ha a che vedere con solidarietà, pace e democrazia.
Straordinario! Abbiamo discusso due settimane per scoprire che il Ministro Guerini aveva le stesse idee di Conte il disertore.
Ma perché Draghi voleva imporre il 2024 per forza? Facile: il capo del governo pensa di disporre del PIL come se lo stato fosse una banca privata di cui gli investitori decidono dove dirottare denaro. Perciò ha mentito, aiutato dai media, su patti Nato vincolanti.
Il premier però ha capito che il capo dei pentastellati non è Di Maio ma Giuseppe Conte, il quale prima di Biden ascolta i cittadini. Peccato i cittadini si ascoltino ma non troppo.
Petrocelli sarà espulso dal Movimento perché non ha votato la fiducia al governo nel suo impegno fino al 2028. Non sono d’accordo con le espulsioni se nel movimento è concesso il correntismo interno senza conseguenze.