DI LUCIANO RAGNO
E’ già mercoledì.
Riflessioni di un giornalista che si guarda intorno.
E’ stata autocombustione !
Leggo e ascolto i soliti Né-Né: ” Non sono con Putin e neppure con l’Ucraina. Non mi interessa il perché e il per come dell’esplosione del conflitto. Sono solo contro la guerra”.
Allora, mi chiedo, la guerra si è incendiata per autocombustione ?
Il nemico per l’equidistante è GUERRA. Una parola. Fredda e astratta come lo è sulla Treccani : ” Sostantivo, femminile, dal tedesco werra. Conflitto fra due o più popoli”
Guerra esce dal vocabolario quando un popolo invade un altro popolo e si mette a sparare. E allora, da parola astratta, guerra diventa un fatto concreto. Tangibile. Vero. Tragico.
Come è accaduto a febbraio(e sta continuando). Un popolo entra in casa di un altro popolo e si mette a sparare*. Il popolo aggredito si difende sparando.
Rimane guerra fino a quando si spara. Quando si smette di sparare, guerra rientra nel vocabolario. E allora dal vocabolario escono dialogo prima, trattativa poi e infine pace.
Ma a far rientrare la parola guerra nel vocabolario per primo deve essere chi ha cominciato a sparare. Smettendo di sparare. Se vuole dialogare. Altrimenti voleva solo far sparire l’avversario.
Tocca a Putin smettere. Quindi.
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* Visto che c’era, oltre a sparare ha stuprato, giustiziato, saccheggiato. Come non farsi mancare niente.
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Fonte dell’immagine: Ansa.it