DI MARIO PIAZZA
La guerra è oscena per definizione e quella a cui per ora stiamo soltanto assistendo non fa eccezione.
Pornografia dove la morte e il dolore si sostituiscono al sesso e all’eccitazione però in guerra è tutto vero e quelle immagini abbiamo il dovere di guardarle, non fosse altro per capirne fino in fondo la ferocia e l’assurdità.
All’oscenità intrinseca della guerra si accompagna quella dei tanti prosseneti che per tornaconto politico o economico punteggiano la tragedia in corso con i loro commenti.
Chiedere a noi che cosa sceglieremmo tra l’aria condizionata e la pace è osceno, molto più osceno dei mugolii che accompagnano i filmetti porno. Una banalizzazione del disastro altrui che suona come un insulto alle vittime e alle nostre intelligenze, roba che mi rifiuterei di ascoltare persino se stessi giocando a biliardo in un’osteria della Brianza e a cadere stecchiti fossero i nove birilli della “goriziana” e non esseri umani come me e come voi.
E la stragrande maggioranza degli italiani che l’aria condizionata non ce l’ha perché non può permettersela che fa, sceglie la guerra? E quelli che l’hanno comprata in cento comode rate devono spegnerla?
E chi dovrà sacrificare sull’altare della pace non l’aria condizionata ma la borsa della spesa o magari le cure mediche?
In una frase tanto cretina e volgare è racchiusa la visione di un mondo che riguarda soltanto una minoranza fortunata, una frase non diversa dalle brioches di Maria Antonietta.
Per manipolare le coscienze con frasi a effetto come quella occorre conoscerne i proprietari e toccare le corde giuste e invece ogni volta dobbiamo accettare con una metaforica pistola puntata alla nuca che a decidere per noi tutti sia uno da cui ci divide una distanza siderale.
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