DI MARISA CLARA CELESTE CORAZZOL
Cajkovskij vietato: non c’è pace per il compositore russo con la guerra che torna a infierire sui teatri.
Dopo lo stop calato con veemenza dall’alto dal sindaco Sala al direttore d’orchestra Valery Gergiev impegnato sul prestigioso palco della Scala proprio con un’opera del compositore romantico: la Dama di Picche.
E dopo il forfait della soprano Anna Netrebko, che nelle scorse settimane ha cancellato tutti i suoi impegni: a partire dalla Scala e dall’Adriana Lecouvreur, previsto in cartellone lo scorso 9 marzo. Ora un’altra censura si abbatte sul musicista russo: e il blocco arriva da Kiev. Indirizzato su due spettacoli, in programma in due diverse citta italiane: a Vicenza e a Ferrara.
In entrambi i casi, il corpo di ballo ucraino ha infatti cancellato lo spettacolo del Lago dei Cigni in programma ieri sera al Teatro comunale di Lonigo (Vicenza). E annunciato anche al Teatro Comunale di Ferrara, dove l’Ukrainian Classical Ballet è costretto a cambiare sempre lo stesso titolo in cartellone. E in calendario per domani. Un atto dovuto, dopo che il governo ucraino ha imposto il divieto a tutti i suoi artisti di interpretare opere di autori russi.
Čajkovskij vietato ancora: stavolta all’”Ukranian Ballet”
Non solo. Va sottolineato a riguardo che il direttore del corpo di ballo ucraino, Ivan Zhuravlov, in tour con la sua bimba di appena 6 mesi, è originario di Bucha: la città teatro del massacro testimoniato dalle immagini di civili uccisi in strada e ammassati in fosse comuni, che ha sconvolto il mondo.
Un particolare non trascurabile che ha avvalorato la scelta di abdicare al balletto di Cajkovskij previsto a Vicenza. Sostituito con la messa in scena di Giselle, balletto classico-romantico in due atti del 1841.
Una decisione che ha indotto la prima ballerina, Olga Golitsya – pluripremiata Étoile dell’Opera Nazionale dell’Ucraina Tara Shevchenko – a spiegare che: «Ogni ucraino, ora, cerca di aiutare il proprio popolo. E noi artisti possiamo, attraverso il linguaggio universale della danza, parlare di quello che succede nelle nostre città».
Ma la Cultura non deve e non dovrà MAI essere cancellata. Perché essa è esclusivo Patrimonio dell’ Umanità e non della barbarie. D’ovunque provenga.