CRONACHE DAL SOFÀ – 24 FEBBRAIO 2022

DI ELISA FIORE

Non posso edulcorare le dichiarazioni ed i toni di questa intervista.
Farei un torto ad una cittadina Ucraina, che ha deciso di riparare in Italia, nel momento in cui l’Ucraina entrava nell’orbita dei paesi dell’Ovest europeo. Ed il suo Paese, da povero diventava poverissimo, e via via sempre più corrotto. Tragico destino?
Il 24 febbraio 2022 partivo da Roma per raggiungere Istanbul. Al solito tergiversavo da una borsa all’altra, frugavo tra le mie cose, nel tentativo di dare un ordine logico a ciò che mi poteva essere utile all’istante. Forse. Avevo abbandonato le mie cose a distanza regolamentare da una donna, ero andata al bagno, a vederla mi ispirava fiducia, poteva essere turca, giorgiana, moldava russa, mi piaceva quel poco che scorgevo dal suo viso, coperto dalla mascherina e da un paio di occhiali, dorati, capelli ordinati, biondo/cenere età apparente 63, tutto in armonia di colori sui toni del beige. Una neutro.
Giovanile massiccia, una bella donna di sicuro lo era stata.
Mentre mi sedevo riprendevo un’altra borsa e continuavo a cercare, stavolta, mi sembrava fosse tutto più o meno in ordine o forse no. Un po’ più profonda ci avevo infilato l’ultima bottiglia di whisky, prima di arrivare nella “morigerata” Istanbul.
“Pensa sia tutto a posto?”
Quella figura di donna si rivolgeva a me, aveva una voce dietro la sua apparente immobilità. Statuaria, se paragonata all’agitazione degli altri passeggeri in attesa. Al solito molti di loro frenetici di andare chissà dove, in era Covid ancora più noiosi. Mentre altri entrano in modalità replay.
Scoppiai in una risata e la guardai “Bhe’ si diciamo che ho fatto ordine, ma non trovo… *
“Anche io credevo di aver messo tutto… Ho lasciato il pettine a casa”… Mi confessò, come se mi avesse lasciato in bagno Cinque minuti prima, o fosse ancora lì con me..
(caspita, pensai, il pettine….)
La guardai
“Bhe certo il pettine…”
(Per farne cosa?)
Non lo uso mai, ho 3/4 spazzole, tutte più o meno uguali. Denti larghissimi. In genere ne prendo una a caso, ma le uso solo sotto la doccia, quindi entrano per prime nella valigia, altrimenti devo comprane subito una.
“Bhe – riflette’ a voce alta- non sarà un problema – continuò – al peggio, ho pensato, ne compro uno là..”
“Eeeh.
certo.”
Le risposi continuando a guardarla, il suo volto mi era familiare, in fondo aveva iniziato a parlare lei, potevo continuare, il suo aspetto mi incuriosiva.
“Va ad Istanbul?”
“Si, ma sono diretta ad Antalya”
“Bella città, sul mare.. La conosco”.
“Si, molto bella, ci sono stata già altre volte, ma adesso vado lì perché mio figlio è partito questa notte da Odessa”
“Odessa? Ma lei è Ucraina?”
“Parla benissimo l’italiano, complimenti”.
La guerra, o meglio l’invasione era scoppiata solo 6 ore prima. La guardai ancora negli occhi cercando di capire.
“È perché sta andando ad Antalya e non torna ad Odessa?”
“Mio figlio è andato via 7 giorni fa. Avevano capito che stava succedendo qualcosa. Mia nuora non si voleva muovere da casa. Non voleva lasciare le sue cose. Hanno due saloni di bellezza e mio figlio una compagnia di taxi. Ma non hanno esitato ed alla fine ha prevalso lui, lei non voleva andare via. Lui ha deciso per tutti. Ha detto: dobbiamo andare via adesso. E sono partiti. Hanno deciso di andare via sette giorni fa su due piedi, di notte. ”
” E le loro cose la loro vita li, come faranno? Hanno lasciato tutto? Chi le guarderà? Contano di rientrare?”
” Si, certo, appena questa storia sarà finita. Loro pensano che non ci vorrà molto… Un mese forse. Non ho capito bene, ma non ci vorrà molto.. Vado per capire, mio figlio mi ha detto cosi. ”
“Un mese?” Ero stupita dalla sua freddezza, dalle sue convinzioni.
“Ma certo, perché vede, sarà un’operazione lampo, la situazione in Ucraina è disperata, il governo è nelle mani di corrotti. Il 95% della popolazione vive di aiuti di familiari e parenti che lavorano fuori. In Russia come in Italia. Gli stipendi sono da fame, ma il costo della vita è come qui, e il pane, noi produciamo il grano saraceno.. Lo sa? ”
” Certo che lo so.. ”
” Ebbene costa più lì che qui in Italia. Sono dei miserabili ormai, la maggioranza degli ucraini vive da pezzente, non riesce a pagare nemmeno ciò che mangia. Ma se arrivano i russi, forse cambia qualcosa. Forse il paese si riprende.”
” Ma davvero dice?
” Si, è così, mi creda.”
“Ma io non conosco l’Ucraina, e francamente fino a questa notte non pensavo che sarebbe finita sotto un attacco russo, non ho capito perché. Ma Putin denunciava da tempo spostamenti di militari della Nato e americani, lungo il confine…”
“Si, ma speriamo che si risolva presto, io credo di sì.”
E adesso mi spiegava meglio perché:
“La Russia vuole annettere tutto il territorio ad est del Denepr. È questo quello che vuole. Creare uno stato cuscinetto.
È sarà meglio per l’Ucraina e per tutti.”
“Ma cosa ne pensa dei russi?”
“Io sono nata e sono stata educata dalla cultura russa. Io parlo russo, non parlo ucraino.
È poi di quale Ucraina stiamo parlando ? Quella del nord? POVERA? rozza? Nazionalista? Nazista? SONO CATTIVI. Sono feroci. Spietati. Hanno un carattere che non mi piace. Sono aggressivi e spietati al tempo stesso. Sono cattivi. Anche quelli che vivono qui da 20 anni, mi creda. ”
” Ma cosa dice?” Non capivo…
” Le dico cosa sono gli ucraini del nord: sono violenti, cattivi, pericolosi, anche qui. Anche quelli che sono in Italia. Nulla a che vedere con il nostro popolo… ”
“Ma perché cosa le hanno fatto?”
“Sono stata accusata e mi hanno aggredito pubblicamente perché parlavo russo. Qui, in Italia. Ho detto loro:”io parlo russo perché la mia cultura è russa – sa cosa mi hanno risposto? Che se ero Ucraina, dovevo smettere di parlare russo, oppure che dovevo stare zitta! Ha capito? Che dovevo stare zitta perché rivendicavo le mie radici, la mia cultura..”
“Ma allora è vero, sono nazisti?” Sorrisi.
Lei non era affatto sorridente e mi guardava con distacco.
“Di più, sono pericolosi e violenti” .
“E adesso lei i suoi figli, cosa farete!?”
“Uno dei miei figli è nella marina mercantile. A lui hanno vietato di attraccare, sta tornando da un viaggio di lavoro. La sua nave non può rientrare…girano con la nave in attesa di ottenere l’ordine di rientro.”
“E l’altro figlio che farà? ”
“Hanno due bambine, per ora resteranno, in Turchia. Hanno comprato una casa alcuni anni fa per l’estate. Ci andavano anche due volte l’anno, siamo vicini… Per adesso si sono trasferiti li. E li hanno tutto. E poi la Turchia è un paese accogliente, si spende poco per mangiare, loro si sono trovati subito bene, anche per noi è vantaggioso, per ora non possono muoversi, devono restare lì, ed io li sto raggiungendo, per una settimana resteremo insieme, poi si vedrà.”
Adesso era amareggiata
“Speriamo che finisca presto.”
“Con quale volo rientrerà in Italia?” Le chiesi, per spostare la lancetta del tempo al dopo.
” Giovedì alle 12.”
” Bene, prendiamo lo stesso volo, ci rivediamo giovedì allora?”
“Si, certo…”
“Ah! Scusa. Piacere, Elisa – le feci un sorriso dalla mascherina – come ti chiami?”
“Piacere mio, Irina”
“Piacere! Allora… Andiamo, dai, è l’ultima chiamata”.

Foto ripresa dai TG nazionali italiani