DI LEONARDO CECCHI
Per lui la camorra mandò sei sicari. Lo inseguirono e fermarono sulla tangenziale e lo crivellarono di colpi. In sei, per uccidere un uomo.
Giuseppe Salvia, vicedirettore del carcere di Poggioreale, aveva fatto una cosa irricevibile per la camorra: aveva perquisito lui stesso Raffaele Cutolo.
«Dottò, cosa dobbiamo fare? Sa, noi abbiamo famiglia…», gli avevano infatti detto i suoi agenti quando Cutolo si era rifiutato di farsi perquisire lì in carcere. Lui non ci pensò due volte e andò a farlo lui stesso, perfettamente conscio di cosa andava ad affrontare. Lo fece al posto degli agenti.
Cutolo gli mollò infatti uno schiaffo e Salvia capì subito che quello non era solo un gesto di stizza, ma una condanna a morte.
La eseguirono in questo giorno, il 14 aprile del 1981.
Al suo funerale, arrivarono ben sessantotto corone di fiori. Le spedirono gli stessi carcerati che lui doveva sorvegliare. Lo fecero perché Salvia non era solo un grande uomo di Stato, ma anche un uomo buono che non aveva mai trasformato il “suo” carcere in un inferno per i detenuti, ma anzi lo aveva umanizzato.
In questo giorno, il nostro ricordo va a lui.
Alla sua storia, il suo coraggio, il suo essere stato ed essere ancora un grande esempio.
Dal 2013 il Carcere di Poggioreale porta il suo nome.