USA E GB ALLEATI MILITARI MA NEMICI ECONOMICI. ZELENSKY NON PUO’ DETTARE LA LINEA POLITCA UE

DI GIOACCHINO MUSUMECI

 

La guerra in Ucraina evidenzia contrapposizioni di interessi tra le varie parti in gioco. L’Europa deve cambiare tattica se non vuole soccombere a chi ha perso di vista le trattative come mezzo per risolvere il conflitto.
Il primo di questi è Zelensky, disinteressato alla complicatissima recessione economica incombente sui futuri “partners”, detta impropriamente compiti: “Devono essere fissate scadenze per ciascuno stato Ue al fine di abbandonare o limitare in modo significativo il consumo di Gas Russo”. Zelensky è megafono entusiasta USA: più la Ue è debole, più si rafforzano gli States sul piano economico/politico.
Esiste anche la minaccia concreta di sanzioni Usa e GB contro le imprese europee che dovessero acquistare gas Russo, perciò è primario limitare le pretese dei nostri alleati militari le cui ambizioni intralciano severamente la ripresa economica UE.
Possiamo essere alleati ma non fallire economicamente, questo è fuori da ogni logica. La comunità Europea dev’essere organismo politico autonomo e pesante, non, come vuole per esempio Mario Draghi, un cortile Atlantico o ucraino, stato si aggredito ma irrazionale nel conflitto con la Russia.
Zelensky, mosso da desiderio di vendetta testimoniato da troppe sue dichiarazioni, è comprensibile umanamente ma non politicamente, la vendetta è un pericolo per la fragile stabilità Europea su cui specula Biden.
L’aggressione Russa non è l’unico criterio di valutazione, bisogna alienarsi dall’emotività che alimenta la fiamma della rappresaglia. L’obiettivo politico è dunque uno: PACE, chi non lo persegue oltre Putin è da “isolare”.
Osserviamo:
Il presidente ucraino gestisce il conflitto sul piano mediatico internazionale col ricatto morale e in casa col nazionalismo le cui falangi armate sono strumenti utili nella contrapposizione Usa/ Russia in cui la UE dovrebbe essere prudente e mai passiva.
Gli Usa mirano, costi quel che costi, a consolidare velocemente il controllo economico della piattaforma Europea in cui creano debolezze multiple con l’aiuto di servi come Mario Draghi. Possiamo liberarci della dipendenza russa senza sacrificare i nostri cittadini. Decidiamo noi, non Zelensky, non Biden.
Perciò la UE non può avere scrupoli:
secondo criteri di pura convenienza deve esercitare un controllo decisivo su Kiev parte più debole, isolare Regno Unito e Usa i cui interessi sono estranei all’Europa. L’obiettivo Usa è chiaro e l’Ucraina è speculare: destituire Putin e sostituirlo con un presidente plasmabile e prono alle ambizioni di Washington. E’ ciò che ha affermato Biden in Polonia e la tattica della destituzione dei leaders scomodi è una costante USA. Sta avvenendo anche in Pakistan.
La strategia Usa è nota ma in questo caso la concreta possibilità di un conflitto mondiale dovrebbe guidare l’Europa verso scelte politiche autonome.
L’Europa non deve seguire le logiche (USA) di Kiev ma imporre precise condizioni per il cessate il fuoco secondo linee indipendenti da quelle USA e GB. Se Kiev non accetta le linee europee, niente armi, niente sostegno finanziario su alcun fronte.
Stesso discorso a Usa e GB: o si accordano, oppure secondo i nostri interessi i rapporti commerciali con la Russia continueranno e la Ue si sfilerà dalla guerra.
Solo così sapremmo chi nel nostro schieramento vuole realmente la pace.
Ma se lasciamo che la politica estera sia imposta da Biden, Bojo o da un novellino come Zelensky, la rovina è dietro l’angolo.
E Mario Draghi in tutto questo? Un insignificante fantoccio Usa di cui liberarsi subito.