DI MICHELE PIRAS
Sono immagini di queste ore.
A Gaza hanno ricominciato a bombardare, pioggia di missili su una popolazione allo stremo, stretta in una grande prigione a cielo aperto, fra macerie, devastazione, povertà e migliaia di vittime civili massacrate nel corso degli anni.
Nella Moschea di Alaqsa sono centinaia i feriti causati dall’irruzione delle forze di polizia israeliani in uno dei luoghi più sacri per l’Islam, nei giorni santi del Ramadan, della Pasqua ebraica e di quella cristiana.
Bisognerebbe avere sempre la capacità di guardare in faccia alla verità, anche quando può far male.
Distinguere sempre l’aggressore dall’aggredito, l’invasore dall’invaso.
Per non apparire ipocriti, per continuare a camminare a schiena dritta.
E se oggi l’orrore è arrivato nel cuore d’Europa, se giustamente riconosciamo al popolo ucraino il diritto di difendersi dall’aggressione russa, allora bisognerà riconoscerlo anche ai palestinesi, agli yemeniti, a tutti coloro che in questi anni avevano tutte le ragioni dalla loro parte.
Quelle della terra, dell’identità, del diritto umano.
A tutti coloro il cui grido di dolore è stato ignorato, negato, sottovalutato, mistificato.
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