LA GUERRA DI VOLODYMYR

DA REDAZIONE

 

“Chi non ci manda armi è responsabile della morte degli ucraini”
“Ogni ritardo nel consegnarci le armi è dare alla Russia il permesso di ucciderci”

Sono le ultime esternazioni di Volodymyr Zelensky, quello che bacchetta, ammonisce, fomenta. Quello che dice sempre parole di guerra e mai di pace.
Sento per Putin una profonda avversione contrapposta a un intenso sentimento di vicinanza per la gente ucraina, ma non riesco a trovare la pur minima empatia per il loro presidente.

Egli non perde occasione per rimproverare chi, pur schierato dalla sua parte, a suo dire, non fa abbastanza per fargli vincere la guerra. Si presenta sempre in tenuta grigioverde come se stesse per andare al fronte, non disdegnando però di farsi fotografare in pose studiate e pronto a istigare e chiedere armi, armi, armi. E dopo aver mostrato i muscoli a Putin e rifiutato ogni possibilità di dialogo (non cederemo di un millimetro, ha detto), si lamenta che i soldati russi disseminano il territorio di mine, teme che possano usare armi chimiche e li accusa di omicidi, stupri e violenze a danno dei civili…

Ma cosa credeva, che la guerra fosse un duello al fioretto su una pedana olimpica? La guerra è morte e distruzione, ed è così da quando esiste il mondo. Lo sanno bene gli ebrei, i palestinesi, gli jugoslavi, i serbi, gli iracheni, i vietnamiti, i ceceni… E a nulla valgono le regole stabilite dalla Conferenza dell’Aia e dalla Convenzione di Ginevra, sottoscritte da quasi tutti i Paesi, ma puntualmente da tutti violate. Certo, a guerra finita, talvolta ci sono i processi per i crimini commessi, ma violenze e atrocità restano.

La guerra, signor Zelensky, non tiene conto di niente e di nessuno, sfugge a regole e leggi e appiattisce ogni cosa sul piano della violenza. La guerra è uno spazio brado senza perimetri etici in cui carneficine e mattanze non sono mai mancate. Così come nessuno si mai fatto scrupolo di far ricorso ad armi non convenzionali, dall’iprite nel corso della prima guerra mondiale alla bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki nella seconda. La guerra non è una fiction con attori e spettatori, ma una tragica realtà dove tutti sono vulnerabili protagonisti. Essa è crudeltà, efferatezza, disumanità, ferocia, nefandezza, spietatezza… Perciò bisognerebbe fare di tutto per evitarla. Anche a costo di cedere a compromessi. Ne va della salvezza di vite umane.

Ora, è pur vero che Putin in questo momento non vuole sentir parlare di pace perché è tutto preso dal portare a casa un bottino per dimostrare ai suoi che “l’operazione militare” non è stata inutile, ma è altrettanto vero che Zelensky non fa nulla per cercare un canale negoziale. Anzi, il suo atteggiamento, quasi sempre, ha in sé tratti discutibili, spesso provocatori. Sembra che stia vivendo una questione personale, un braccio di ferro da vincere, un modo per ergersi a eroe nazionale. Ma gli eroi sono altri. Gli eroi sono quelli che si sacrificano in prima persona a vantaggio di altri.

eroi

Eroe è stato il nostro Salvo D’Acquisto che si è immolato al posto di un gruppo di civili rastrellati dai soldati nazisti e destinati ad essere fucilati per rappresaglia. Eroina è stata Neerja Bhanot, l’assistente di volo indiana che nel corso di un dirottamento riuscì ad aprire un portellone dell’aereo e anziché scappare fece uscire gran parte delle persone che si trovavano a bordo, per poi essere trucidata dai terroristi. Eroe è stato anche Vasili Arkhipov, l’ufficiale sovietico, che durante la crisi dei missili di Cuba, a bordo di un sottomarino si rifiutò di sganciare un siluro nucleare contro una nave statunitense evitando così una guerra mondiale per poi rischiare un processo per codardia.
Per questo, signor Volodymyr, lei non potrà mai essere un eroe, anche se sostiene di adoperarsi per l’integrità territoriale e l’indipendenza dell’Ucraina. Ciò che emerge in lei è la smania di essere sempre in primo piano, di mettersi in mostra, di primeggiare a tutti i costi. Una forma di malato protagonismo, la sua, manifestata in continue performance, dove ogni dettaglio è curato come sul set di un film.

Io non so dire come finirà questa guerra. Ho capito però che Putin è una persona umanamente orribile. Ma ho anche capito che Zelensky, sin dall’inizio, non è stata e non è la persona adatta a gestire questo conflitto. Egli era e resta un mediocre attore che sull’onda del populismo si è ritrovato presidente di uno Stato in un contesto geopolitico di estrema delicatezza, con l’aggravante di avere la presunzione di assumere la strategia migliore per il futuro della sua gente. Ma quel futuro, a situazione data, per gli ucraini non sarà agevole da vivere.

Ricostruire città distrutte e ricomporre gli animi compromessi non sarà facile. Chissà, forse con un po’ di buon senso e acume politico in più, tutto questo si sarebbe potuto evitare. Ma se il “nastro” non si può riavvolgere, c’è ancora la possibilità per i leader europei di assumere posizioni forti, affinché morte e distruzione abbiano termine. Ma non chiedete a me quali dovrebbero essere le iniziative da prendere: i “Grandi” sono loro, io sono solo un semplice cittadino del mondo angosciato da tanta distruzione e morte.

Di Mimmo Mirarchi

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