“L’ANPI NON E’ LA CASSAZIONE DELLE RESISTENZE”

DI ANTONELLO SETTE

 

Bobo Craxi, la guerra va avanti ininterrottamente da due mesi e purtroppo non si intravvedono spiragli di pace… Ci siamo assuefatti?

Ci si è arresi all’ineluttabilità del conflitto. La speranza di una soluzione ragionevole è tenuta in scacco dal significato intrinseco di questa guerra. La Russia cerca di far valere la propria potenza perché vuole una nuova Yalta e un nuovo ordine mondiale. Gli Stati Uniti ovviamente cercano di ostacolare in ogni modo questo disegno e vogliono tenere anche l’Europa fuori dai giochi. E’ per questo che l’Europa cerca di giocare un suo ruolo attivo all’interno del conflitto in corso. Credo sia questa l’unica ragione del suo interventismo. Altrimenti l’Europa avrebbe dovuto ragionevolmente mantenere una posizione più politica, anziché propendere per una partecipazione diretta al respingimento dell’offensiva russa.

La pace non la vuole nessuno?

Nessuno vuole perdere la guerra.

Che cosa pensa di Zelensky, che prima attacca e poi censura la Via Crucis al Colosseo perché il Papa ha voluto che due amiche, una ucraina a l’altra russa, impugnassero la stessa Croce?

Zelensky è in trance agonistica. E’ segnato dalla guerra e continua a commettere gaffe. Prima contro il Presidente tedesco e poi contro il Papa. In questo momento non è un Presidente politico, ma il comandante supremo di un Paese in guerra. Non ci si può, del resto, attendersi niente di diverso da personalità che in questi anni sono vissute solo dentro la logica del conflitto e non della pace.

L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e il Partito Democratico non sono mai stati su posizioni così distanti. La prima in una versione neutralista e anti Nato, il secondo mai così filo atlantico e americaneggiante…

Bisogna cominciare a dire che l’Anpi non è la cassazione della Resistenza e glielo dico a ragion veduta, quale nipote di Vittorio Craxi, Vice Prefetto del Comitato di Liberazione Nazionale. L verità è che un pezzo di Rifondazione Comunista si è spostato all’interno dell’Anpi, che, però, non è e non può essere un partito.

E il Pd che vuò’ fà l’americano, come nel refrain della canzone di Renato Carosone?

Penso che ci siano degli eccessi nel ribadire unicamente la necessità di un impegno bellico da parte dell’Italia. Penso anche che la sinistra per sua natura, pur dovendosi schierare dalla parte degli aggrediti come è giusto ed è sempre stato nella sua storia, dovrebbe mantenere una posizione di equilibrio e sposare in primo luogo le ragioni della pace e della diplomazia, anziché assumerne una intransigente. La verità è che in troppi hanno civettato con Putin e, quindi, ora si prodigano tutti, a destra e a sinistra, per prenderne platealmente le distanze. Pe uscire dall’imbarazzo, sono diventati feroci oppositori di Putin.

Tutto il Pd è su queste posizioni intransigenti e bellicistiche?

No, c’è una parte del Pd che è in sofferenza rispetto a una posizione che giudica troppo intransigente e antiputiniana. Quello che manca è una posizione politica realistica, che, pur nella condanna dell’aggressore, si proponga di sviluppare dove è possibile, come è possibile e con le personalità disponibili, a partire dal ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, una controffensiva di persuasione politica e diplomatica.

di Antonello Sette (SprayNews)